di Samuel Cogliati 

• 28 luglio 2022 •

Con la penuria e il rincaro di gas e petrolio sta tornando in auge la proposta di rivalutare il nucleare civile. I fautori ne sostengono la pulizia ecologica, la praticità, i costi ridotti, l’efficienza e così via. 

Possiamo ragionare su tutto, a partire dal fatto che mantenere una quota di energia elettrica da nucleare – negli anni della cosiddetta “transizione energetica” – sarà probabilmente inevitabile.
Ma una cosa è gestire il nucleare già esistente, altra cosa è avallarlo come strategia per il futuro. 

Mi pare che alcuni aspetti non vadano persi di vista. 

1. Il nucleare non è un’energia “pulita”: dipende dall’estrazione di materie prime rare (con peraltro problemi geopolitici) e produce scorie pericolose che, ad oggi, sono impossibili da smaltire definitivamente. Chiedete a Bure (in Francia) e ad Asse (in Germania). Inoltre ha tempi e procedure di smantellamento lunghi e laboriosi. 

2. Il nucleare richiede raffreddamento continuo, che in tempi di surriscaldamento è un’ulteriore complicanza tecnica. 

3. Il nucleare è pericoloso in termini militari: un attacco, un sabotaggio o un attentato sono sempre in agguato. Chiedete a Zaporižžja o alle varie simulazioni sul campo di Greenpeace Oltralpe. 

4. Per gli stessi motivi di centralizzazione della produzione, il nucleare è vulnerabile: meglio una diffusione della produzione in vari siti, differenziando capillarmente la provenienza sul territorio.

5. Il nucleare non è sicuro (chiedete a Černobyl’ e Fukushima). Un guasto o un incidente in una centrale sono cose ben diverse da un guasto o un incidente in una pala eolica. Proprio in questi giorni 12 delle 56 centrali francesi sono ferme per problemi di corrosione…

[Černobyl’ dopo l’incidente del 1986 – CC IAEA Imagebank]

6. Il nucleare è lento e costoso nella realizzazione (chiedete a Flamanville o Olkiluoto, nuovi reattori in grande ritardo – il primo doveva essere operativo nel 2012, il secondo nel 2010! – per problemi tecnico-ingegneristici, i cui costi sono letteralmente esplosi). Tempistiche troppo lunghe, che non possiamo permetterci.

Insomma: il nucleare non è una prospettiva e non è una buona idea. Tanto più che abbiamo, almeno in parte, valide alternative per ridurre la dipendenza dalle energie fossili: limitare la richiesta e gli sprechi di energia, investire massicciamente sulle rinnovabili e sull’ottimizzazione (coibentazione, riforestazione, mobilità leggera…), lavorare su nuove bio-tecnologie, ecc. 

Allora, per favore, non chiamiamo di nuovo in causa il nucleare – soprattutto in un territorio poco adatto per motivi idrogeologici e sismici come l’Italia – solo per l’ansia di non mettere in discussione il nostro comfort, la nostra routine e il nostro stile di vita (spesso scriteriato). No, ancora il nucleare no. Per favore, cerchiamo di pensare in un’altra maniera. • 

cogliati@possibiliaeditore.eu

[Nella foto di apertura la centrale di Grafenrheinfeld – CC Avda]