di Samuel Cogliati
26 aprile 2020
Ieri era il 25 aprile e abbiamo celebrato il 75° anniversario della Liberazione dal nazifascismo. Da molte parti si è invocata una sorta di parallelismo tra 1945 e 2020, prefigurando la necessità di una nuova Resistenza. È vero e al contempo un grande equivoco; mi pare che si mischino varie cose alla rinfusa e si faccia una certa confusione.
A chi osservi le nostre città, da qualche tempo si palesa un fenomeno sempre più evidente: gli italiani stanno timidamente allentando il rigore del confinamento sociale e personale cui sono sottoposti da quasi due mesi. Ci si permette qualche libertà in più; qualcuno infrange quasi provocatoriamente le indicazioni delle autorità, passeggiando in coppia, sfilandosi la mascherina e così via.
Quando non è dichiaratamente stupido, questo comportamento è umano: donne e uomini hanno bisogno di immaginarsi, proiettarsi nel futuro, riprendere le loro attività, ritrovare speranza e prospettive; anche a costo di accollarsi dei rischi, che sono connaturati con la vita.
Sono convinto che il 25 aprile 2020, con la sua puntuale tempistica, abbia simbolicamente davvero segnato l’inizio di una nuova “Resistenza”. Facciamo però attenzione al grande equivoco: la Resistenza non sarà contro il virus, né tanto meno contro le regole che esso ci impone. Per tornare un poco alla volta alle nostre vite dovremo essere estremamente cauti, rigorosi, ponderati e razionali (dunque meno umani). Se non lo faremo, rischiamo conseguenze devastanti, molto peggiori di quelle che abbiamo sperimentato sinora.
La nuova “Resistenza” sarà un’altra cosa. Dovrà per un verso essere finalizzata a preservare le istituzioni democratiche e rappresentative, che a fronte della enorme crisi socio-economica che ci aspetta saranno ripetutamente messe sotto pressione. D’altro canto la nuova “Resistenza” avrà una matrice socio-ecologico-culturale. Per uscirne vincenti dovremo cioè ripensarci e adattarci. Dovremo smettere di pretendere un tenore di vita spropositato e tutte le superfluità materiali del consumismo. Dovremo completamente riprogettare la mobilità in modo che si limiti al necessario e sia sostenibile. Dovremo rivedere il nostro modo di andare in vacanza. Dovremo adattare la nostra gestualità quotidiana ad abitudini e strategie ecologiche – come e dove fare la spesa, come riscaldare la nostra abitazione, ecc. – che non ci precipitino a una velocità siderale nel baratro climatico. Dovremo studiare e accettare nuove solidarietà e distribuzioni della ricchezza, perché questo mondo totalmente interconnesso ci ha ormai reso evidente che o ci salviamo tutti assieme, o non si salva nessuno.
Questi sono pochi esempi dei moltissimi compiti che ci aspettano e che incarneranno la “nuova Resistenza”. La Storia ci mette di fronte a una sfida senza scelte: accettarla e vincerla, o tramontare per sempre.