(Nadia Verrua a “Vini di Vignaioli” 2016, Fornovo di Taro – fotografia Giorgio Fogliani)
L’occasione buona
di Giorgio Fogliani
Milano – novembre 2016
Rapportarsi a un vino, si sa, è anche questione di momenti e circostanze che ne influenzano in maniera decisiva la percezione: dai dati più (apparentemente) oggettivi, come la situazione evolutiva del liquido stesso, a quelli più contingenti, che vanno dall’umore del degustatore alla situazione della beva, finanche, sostiene qualcuno, alle fasi lunari.
Il concetto è sintetizzato alla perfezione dalla parola greca καιρός (prouncia presumibile in greco antico kairòs, mentre in greco moderno suona molto simile a k(i)eròs), che doveva significare in origine qualcosa come la giusta misura, e perciò l’opportunità, ma che si colora ben presto di un’accezione temporale che l’avvicina a il momento propizio e poi più in generale il periodo e persino il tempo. In greco moderno il significato “istantaneo” è marginale e prevalgono le sfumature legate alla durata: nel greco d’oggi καιρός è infatti, bizzarramente, il tempo meteorologico (e per estensione le previsioni del tempo!), la stagione (si trova addirittura fuso nella parola estate, καλοκαίρι, pron. kalok(i)éri), addirittura il tempo libero. Le vie della storia della lingua, del resto, sono infinite.
Scrivo queste cose perché ho avuto la netta impressione, qualche tempo fa, che il mio giudicare il grignolino di Nadia Verrua un vino buonissimo, addirittura entusiasmante, non si dovesse solo al fatto che si tratta effettivamente di un vino molto profumato, lieve, linfatico e pieno di carattere, ma che un ruolo fondamentale abbia giocato proprio il καιρός (lezione arcaica), per l’occasione così declinato: un ritorno a casa agognato, gli affetti e una teglia di pasta al forno da antologia.
Grignolino d’Asti Cascina ‘Tavijn 2014
Colore rosso chiaro, piuttosto trasparente.
Naso cordiale e spigliato di fiori, fieno greco, aghi di pino bruciati, una certa pungenza e sensazioni “antiche” riconducibili forse a incenso e cenere. Ha accenti che possono ricordare un poulsard e si presta fin troppo bene al gioco dei riconoscimenti odorosi, così originali e abbondanti che si rischia di perdervisi o di procedere a tentoni.
La bocca ha allungo e levità, nel registro di un vino semplice e scorrevole, ma gli si farebbe torto a prenderlo per un mero “vino da sete”.
[Vendemmia 2014, 2 mesi di macerazione sulle bucce, travaso per l’imbottigliamento in novembre. Nessuna solforosa aggiunta. Tappo a corona. 13 € in enoteca.]
Trasparenza sul conflitto d’interessi: è doveroso informare il lettore che il titolare di questo sito, Samuel Cogliati, svolge attività di consulente per Stefano Sarfati, distributore dei vini di Cascina ‘Tavijn.