di Samuel Cogliati
• 17 luglio 2022 •
Non trovo particolarmente utile stabilire di chi sia la responsabilità di un’eventuale crisi di governo che dovesse conclamarsi in settimana.
Ciò che trovo più interessante – eufemismo per non dire inquietante – è tenere presente che cosa possa accadere in séguito.
I ben informati sostengono che attendibili sondaggi o proiezioni parlino, nel caso di un voto in settembre/ottobre, di una maggioranza del 60% e forse anche del 65% dei seggi a favore al centro-destra. Una coalizione che sarebbe assai verosimilmente capeggiata da Fratelli d’Italia e che, di conseguenza, vedrebbe logicamente Giorgia Meloni presidente del Consiglio.
A questo punto è bene ricordare l’articolo 138 della Costituzione, il quale sancisce che, nel caso di approvazione con i due terzi dei deputati e senatori, le leggi di revisione della Costituzione stessa sono approvate senza la necessità di referendum popolari.
Fratelli d’Italia non ha mai fatto mistero di auspicare una riforma istituzione in senso presidenzialista. Insomma: con un “uomo forte” (o “donna forte” – avete presente Margaret Thatcher, Sarah Palin o Christine Lagarde?) al comando.
Siamo sicuri che, in un clima di così profonde crisi generale e fragilità istituzionale, una soluzione autoritaria sia augurabile? Sarà una pura coincidenza cronologica, ma il mio pensiero corre al fatto che tra il 27 e il 31 ottobre prossimi cadrà il centenario di un evento storico le cui circostanze scatenanti mi sembrano non così diverse da quelle attuali.
Non che un voto a primavera 2023 abbia i presupposti di risultati diversi; ma forse un po’ di tempo per farsi venire qualche buona idea e mettere da parte gli egotismi sarebbe salutare. •
[fotografia da “L’illustrazione italiana”, n. 35, p. 533]