Quella volta che mi chiamano per propormi un abbonamento alla pay-tv
di Samuel Cogliati
maggio 2016
È tardo pomeriggio, sono solo in casa, sto cercando pateticamente di terminare un lavoro urgente. Un sorso d’acqua, uno sbadiglio, il pensiero che s’impantana, le dita sulla tastiera iniziano a battere troppo spesso i tasti sbagliati. Segni di una disfatta imminente. Ma questo lavoro è da finire oggi, domani sarà troppo tardi. In fondo non manca molto, cerco di raccogliere le ultime energie residue e di mettere dignitosamente assieme gli ultimi capoversi. Ce la posso fare.
Squilla il telefono. M’insospettisco: è l’ora delle promozioni commerciali. Guardo il display e guardo il numero. Il numero sembra tuttavia credibile: non è un privato, non è di quelli interminabili con prefissi scarsamente plausibili. Opto per rispondere.
– Buonasera, parlo con il Signor Cogliati?
– Buonasera, sono io.
– Mi chiamo Isabella e la chiamo dalla Pinco-Pallo, perché stiamo attualmente presentando le nostre nuove offerte molto convenienti sui pacchetti personalizzati … bla-bla-bla, bla-bla-bla, bla-bla-bla …
…nel senso che, naturalmente, non sto già ascoltando più, quindi sarei incapace di riferire che cosa mi sia stato detto. Rifletto all’atteggiamento da tenere – non sono, mai, di quelli che ti chiudono il telefono in faccia –, penso a Isabella e mi domando se stia leggendo un testo o se l’abbia ormai imparato a memoria; mi chiedo da quante ore sia lì a ripetere la stessa litania, mi chiedo quanti insulti abbia già rimediato, quante ore di lavoro le manchino ancora, prima di rincasare, stremata, e con la nausea; mi chiedo a che ora abbia cominciato e per quanto tempo ancora debba fare questo “lavoro”; mi domando quanto la paghino (6,25 € l’ora?).
Ho comunque capito che si tratta di pay-tv: che Isabella sta cercando di propormi una qualche forma di abbonamento. Che devo fare? L’interrompo? La lascio terminare? Sono troppo stanco e lei troppo spedita e determinata: la lascio terminare.
– … bla-bla-bla … Lei ha già attiva una nostra promozione?
– Non possiedo un televisore.
– …
– …
– Ah. Nel senso che… non ha proprio la tv?
– Esatto.
– …
– …
– Mi scusi, buona serata.
– Buon lavoro a lei.
Buon lavoro, Isabella. E coraggio.
(Tutto ciò è realmente accaduto, riflette la realtà dei fatti e, nei limiti delle mie capacità mnemoniche, la trascrizione riproduce fedelmente la conversazione. Gli unici elementi fittizi sono il nome dell’azienda televisiva e il nome dell’operatrice di call center. Anche perché non lo ricordo più. Ma Isabella suona bene.)