(fotografia © Giorgio Fogliani)
Sarà un 2017 senza Fleurie?
di Giorgio Fogliani
Villié-Morgon, luglio 2017
Jean-Claude Chanudet non è certo un vignaiolo alle prime vendemmie: pure, quando mi riceve ha gli occhi lucidi. Da pochi giorni una violenta grandinata si è abbattuta sul Beaujolais, devastando in particolare alcuni tra i cru più settentrionali, come Fleurie e Chénas: «è il secondo anno di fila – racconta. – Nel 2016 ho salvato il salvabile comprando un po’ d’uva a un mio cugino, ma quest’anno le perdite sono state più gravi e generalizzate, si fa proprio dura». Il suo Domaine Chamonard ha solo una manciata d’ettari, suddivisi tra Morgon e Fleurie, con quest’ultimo cru, più roccioso e ripido, che dà in genere vini più leggiadri e floreali rispetto a quelli più potenti e complessi del “fratello maggiore” Morgon.
Il panorama dalla Madone, la chiesetta che domina il cru di Fleurie con i suoi suoli in cui affiora il granito, è spettrale, le piante sono devastate: «Si è salvato forse qualcosina nella parte più bassa del colle, dietro la chiesa, ma poca roba», rincara un altro vignaiolo.
Mathieu Lapierre, figlio del celebre Marcel e alla guida del domaine di famiglia dopo la scomparsa del padre, ha i vigneti concentrati su Morgon: «Qualche danno c’è stato anche qui, ma avremo perso “solo” il 20% della produzione, sempre che il meteo ci assista nei prossimi giorni…». Assai peggio è andata a Paul-Henri Thillardon, che a Chénas, un altro tra i cru più flagellati, stima di aver perso i due terzi della sua produzione del 2017 – un’annata che tra l’altro si preannunciava positiva.
La signora Descombes, del Domaine Georges Descombes, è preoccupata: «Da queste parti la grandine sta diventando più frequente, e non è raro vedere qualche vignaiolo chiudere bottega». Le chiedo se non sia più conveniente stipulare un’assicurazione, e la risposta è fin troppo chiara: «Ci vogliono diecimila euro all’anno, e per molti di noi sono troppi». Un vignaiolo del vicino Mâconnais (colpito anch’esso in questi giorni) ha, in proposito, idee diverse: «L’assicurazione è un investimento, e con un clima imprevedibile come quello odierno è necessaria. Un anno di perdita del raccolto, e conseguente rimborso, può ammortizzare dieci anni di pagamenti “a vuoto”».
Una ben magra consolazione.