(Château Pichon Baron – foto Samuel Cogliati)

Suduiraut e Pichon Baron alla prova dei fatti. Un equilibrio logico che convince.

di Samuel Cogliati

novembre 2015

Bordeaux è da sempre (con)divisa tra ricerca della modernità enologica (e non solo) e tutela di un’idea, se non di tradizione, di una stabilità che potremmo chiamare classicismo.
La prima è perfettamente in linea con le vicende commerciali, economiche, internazionali e finanziarie del più esteso vigneto di Francia. Slanci innovativi – non di rado vittime delle mode – che sono la traduzione tangibile di un dinamismo proverbiale, influenzato da mezzo millennio di istanze di nazioni e mercati partner della regione aquitana.
La ricerca di una forma di classicismo, purtroppo non sempre debitamente osservata, risponde invece a mio avviso alla volontà dei grossi nomi più illuminati di preservare un’identità locale stabile, motivata e capace di resistere alle lusinghe meno opportune.

Pochi giorni or sono ho avuto modo di riassaggiare quattro bottiglie di tre vini appartenenti ad Axa Millésimes, branca del gruppo Axa che ha da tempo rilevato alcuni château bordolesi, in alcuni casi intervenendo con decisione su problemi tecnico-produttivi ereditati dalle precedenti proprietà. Nel 1987 fu acquisito Pichon Baron a Pauillac e nel 1992 Suduiraut a Sauternes, oltre ai “minori” Petit-Village a Pomerol e Pibran, anch’esso a Pauillac.
L’assaggio di Pichon, Suduiraut (in due annate) e Pibran conferma ancora una volta la tenuta di una linea precisa, che si potrebbe appunto riassumere nella gestione di un condivisibile equilibrio tra le due anime citate sopra. Certo, ho degustato grandi annate, durante le quali le condizioni meteo hanno dato una mano a questa ambizione. Tuttavia la mano dell’uomo, che è sempre un elemento chiaramente leggibile a Bordeaux, dimostra qui un tocco saggio e di chiara competenza.

La degustazione

In ordine di assaggio:

Sauternes Château Suduiraut Premier cru classé 1982 
Colore dorato pieno, tra rame e ambra. Composto ed evoluto, in un naso fatto di erbe aromatiche secche, spezie, cenere con il proverbiale tocco affumicato. Testimonianza di una parabola evolutiva pienamente compiuta. La bocca è elegantemente dominata da un delicato amaro di fondo che quasi prende il passo sulla dolcezza e contribuisce al portamento serio di questo vino. Un Suduiraut definitivamente maturo, figlio di un’annata di tutto rispetto.
[sémillon 90%, sauvignon blanc 9%, sauvignon gris 1%]

Pauillac Château Pibran 2009
Granato-rubino molto profondo. Ampiezza, calore e generosità al naso riflettono il segno dell’annata e della proporzione importante di merlot: spezie, frutta matura. In bocca la morbidezza è evidente ma, coerentemente con il naso, rifugge da tentazioni smaccate, mantenendo dritta la barra della beva.
La vinificazione di Pibran è da qualche anno in mano all’équipe di Pichon Baron. Chi conosce bene questo ex Cru Bourgeois sostiene che la mano di Jean-René Matignon – direttore tecnico di Baron – abbia prodotto ottimi frutti. Il modo in cui quest’annata osannata ma in realtà non così scontata da gestire è stata affrontata a Pibran sembrerebbe proprio dargli ragione. Questa bottiglia riesce a convincere anche chi, come me, non è certo tra i fanatici del merlot.
[merlot 51%, cabernet sauvignon 49%; 12-15 mesi di barrique di primo e secondo passaggio]

Pauillac Château Pichon Longueville (Baron) Second cru classé 2005 
Granato pieno. Naso inizialmente severo, retto, appena ritroso ma già comunicativo. Spettacolare eleganza in bocca, con un tannino levigatissimo ma ben presente, molto rinfrescante. Un modo di muoversi e di restituire le proprietà aromatiche senza incertezze. La chiusa è così intima e ancora relativamente stringata che suggerisce una parabola evolutiva ancora piuttosto lunga per quest’annata di Baron, secondo alcune letture forse la più grande mai realizzata a Bordeaux.
Una bottiglia che si può iniziare a stappare ora, ma che ha appena cominciato a rivelarsi. Una conferma del livello eccezionale raggiunto da questo “Super second” che spesso non ha nulla da invidiare ai più prestigiosi cugini.
[cabernet sauvignon 63%, merlot 33%, cabernet franc 3%, petit verdot 1%; 18-20 mesi di barrique]

Sauternes Château Suduiraut Premier cru classé 2005 
Dorato pieno. Arrembante, focoso, potente tra la frutta esotica, la cotogna, lo zafferano. In bocca mostra ben altra densità rispetto all’82, ma al tempo stesso una strabiliante freschezza che lo tiene vivo e lo allunga per molto tempo nel suo svolgimento gustativo. Tenuta e precisione, senza altre concessioni che un rivolo di rovere ancora percepibile nel finale. Tra qualche anno troverà il suo definitivo assetto di viaggio.
Conferma di un’annata eccellente a Sauternes, questa bottiglia andrà molto lontano. 

cogliati@possibilia.eu