di Giorgio Fogliani 

• 11 febbraio 2025 •

Piccole modifiche al disciplinare, diatribe consortili e qualche bella bottiglia

Non è il periodo storico più facile che i produttori di Banyuls potessero immaginare.
Oltre alla congiuntura politico-economica non tra le più fauste, i vignaioli dell’Aoc più meridionale della Francia metropolitana devono vedersela con un mercato del vino sempre meno interessato al tenore alcolico e al contenuto zuccherino. Niente male per una denominazione che produce vini dolci e fortificati.

Certo, sui comuni della Côte Vermeille su cui giace l’Aoc Banyuls insiste anche l’Aoc Collioure, dedicata a vini bianchi, rossi e rosati fermi, secchi e non fortificati, ma nonostante cinquant’anni di storia e un terroir mozzafiato, Collioure ad oggi non sembra sfondare, forse per mancanza di figure trainanti, forse, chissà, proprio per la pesante eredità legata ai vini fortificati, che condiziona la percezione della zona.
La siccità soffocante degli ultimi anni sta rendendo sempre meno sostenibile la conduzione stessa di un’azienda vinicola, con rese ridotte a valori risibili (attorno ai 10 hl/ha).
«Dobbiamo fare qualcosa», si sarà detto qualcuno, e quasi sempre la prima cosa che fa un territorio in crisi è mettere mano al disciplinare o ridefinire l’assetto consortile. A Banyuls hanno fatto entrambe le cose.

Addio tuilé, benvenuto traditionnel

Come i suoi fratelli maury e rivesaltes, anche il banyuls si declina in due macro-tipologie, fortificati ossidativi e fortificati in riduzione. I primi sono legati ad aromi come il mallo di noce, la frutta a guscio, il tabacco e le spezie, e hanno un colore più cupo, ambra per i bianchi e mattone per i rossi; i secondi invece hanno sentori spiccatamente fruttati, più semplici, e una veste vivida e brillante.
Ciascuna tipologia ha una nomenclatura, a sua volta diversa per uve bianche e rosse. Le versioni ossidative si chiama(va)no ambré se prodotte da uve bianche e tuilé se prodotte da uve rosse. Da luglio 2024 tuilé è stato sostituito da traditionnel. Gli sarà stato fatale il suo significato letterale di “tegolato”, cioè “mattonato”, in riferimento al colore? O è un modo per distinguersi da maury e rivesaltes, che usano le stesse diciture? Non lo sappiamo, ma è pur vero che traditionnel è più alla moda (sembra un ossimoro, non lo è), e non è nemmeno mendace, dato che la tradizione da queste parti guardava proprio all’affinamento ossidativo. Basterà a risollevare le sorti di banyuls? Probabilmente no (anche perché l’uso di queste diciture è facoltativo, e alcuni produttori nemmeno si sono accorti del cambio), ma non è l’unico tassello che si è mosso ultimamente in Côte Vermeille.

Côte Vermeille e Roussillon alla resa dei conti

Un altro piccolo terremoto, infatti, ha riguardato l’assetto consortile di queste denominazioni. Fino a ieri, le Aop Banyuls e Collioure e l’Igp Côte Vermeille facevano riferimento al Civr, il Comité Interprofessionnel des Vins du Roussillon. I Comités Interprofessionnels, diffusi in tutta la Francia, sono strutture organizzative collettive che riuniscono vignaioli, négociant e cooperative di un determinato territorio, ne gestiscono i fondi e si occupano della promozione e delle relazioni con l’esterno. La Côte Vermeille (il tratto di costa su cui si affacciano Banyuls e Collioure) fa effettivamente parte, da un punto di vista geografico, storico ed enografico, del Roussillon, di cui rappresenta la propaggine più meridionale.

Senonché, le tre denominazioni “secessioniste” hanno ritenuto, non senza polemica, di non sentirsi abbastanza promosse e valorizzate dall’attività del CIVR e ne sono uscite fondando una struttura propria. Anche l’Igp Côtes Catalanes, estesa a tutto il Roussillon, starebbe valutando altrettanto. Non si tratta del resto di un caso isolato: anche nel vicino Languedoc, per esempio, Minervois, Corbières e Fitou – cioè le due denominazioni più grandi e produttive e una delle più antiche – hanno da poco lasciato il Civl, il Comité del Languedoc. Di solito, alla base di decisioni di questo tipo vi sono vicende di “politica interna”, legate a come il Comité spende i soldi degli associati e al successo, o meno, della sua attività di promozione.

Conseguenze dirette di questa decisione per il consumatore? Apparentemente nessuna, se non la confusione creata da una doppia comunicazione: se prima ce n’era una sola per tutto il Roussillon, ora ce ne saranno due, e potenzialmente contrapposte, dato che Banyuls si trova ormai in un Comité diverso da quello delle sue più dirette competitor, Maury e Rivesaltes (e Collioure nella stessa situazione rispetto a Côtes-du-Roussillon). Sarà poi impossibile avere dati aggregati, perché verosimilmente ognuna delle due strutture raccoglierà i dati per conto proprio.

È, se ci riflettiamo, uno smacco alla grande storia di unione e collaborazione che il Midi francese può vantare, e al tempo stesso l’ennesima testimonianza di un territorio con una conclamata tendenza all’azione politica, alle decisioni repentine e a una dialettica “ribellista”.


Buone bottiglie

Alcune buone bottiglie sono rimaste fuori dalle degustazioni che hanno preceduto la stesura del mio libro su Languedoc e Roussillon, vuoi per ignoranza personale vuoi per il rifiuto nell’invio di campioni. Eccone alcune.

Banyuls ambré “Solera Bernard Sapéras” Domaine Vial-Magnères
Non sono frequentissimi i banyuls ossidativi da uve bianche, ed è un peccato, perché possono rivelare un bel talento e saldare il legame storico-organolettico con Marsala, la Sardegna e l’Andalusia. Questo banyuls ambré ne è un esempio piuttosto classico, con note eteree e piacevolmente tostate, e un sorso in cui la componente zuccherina è sapientemente dosata, mai in eccesso.

Banyuls hors d’âge “L’oublée” Domaine de la Rectorie
Una delle aziende simbolo della denominazione firma un grande ossidativo, frutto di una solera iniziata nel 1990 e affinato in barrique scolme poste all’aperto. Torrone al cioccolato al naso, la bocca inizia avvolgente e poi si fa lunga e sapida. •


Per approfondire: Languedoc e Roussillon, Possibilia Editore, 2023


[Fotografia d’apertura di Philippe Garcelon CC BY 2.0 – Banyluls-sur-Mer vista dal Puig de Sallfort, nei Pirenei, a 981 mslm]