Il traffico su gomma in grande forma sull’asse Torino-Lione

di Samuel Cogliati

Savoia (Francia), agosto 2019

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La faccenda è di una chiarezza lampante, basta un minimo di volontà di osservazione. Lungo le strade della Maurienne – la valle francese che fa da contraltare alla val di Susa, sull’altro versante delle Alpi, e dove avanzano i lavori del tunnel della TAV – il traffico è sempre vivace. Non solo lungo l’autostrada A43, ma anche sulla D1006, la dipartimentale che sale verso il valico del Moncenisio e che, in territorio italiano, prende il nome di SS25. 

La cosa curiosa è che, tra le auto le moto e i camper dei turisti, si notano numerosi e frequenti piccoli camion e furgoni “tendonati” con targa polacca. Sin qui nulla di strano, né di che scandalizzarsi: l’Unione europea in cui viviamo intralcia da anni la libera circolazione delle persone, ma assai meno quella delle merci, specie tra veicoli comunitari.

Tuttavia il fenomeno non può non dare nell’occhio a un osservatore un poco attento. Basta chiedere e gli indigeni ben informati ti spiegano che quest’andirivieni di furgoni PL non è casuale. Si tratterebbe di un flusso di merci affidate a operatori dell’Est Europa, le cui tariffe sono molto convenienti, ma le cui condizioni di lavoro è forse meglio non indagare troppo. Com’è possibile, lungo una tratta in cui esiste la ferrovia da un secolo e mezzo (il traforo del Fréjus fu inaugurato nel 1871)? Semplicissimo: il trasporto su gomma rimane purtroppo più economico di quello su ferro, nonostante la linea sia aperta e funzionante da molti decenni, dunque ampiamente ammortata.
Riusciamo a immaginare quali saranno le scelte di chi dovrà spedire componenti meccanici o spaghetti, se e quando l’alternativa sarà tra furgoni privati rumeni o una linea merci ad alta velocità, costata miliardi di euro, che qualcuno dovrà pur tentare di ripagare anche con i costi di esercizio? 

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(agosto 2019: proteste contro la linea TAV in Maurienne, Savoia, Francia – fotografia © Samuel Cogliati)

cogliati@possibiliaeditore.eu