di Samuel Cogliati

• gennaio 2019 • 

Cambiano i tempi ma i treni restano il mezzo di trasporto cinematografico per eccellenza. 
Convoglio veloce da Roma a Milano, venerdì mattina: due posti più in là siede un uomo politico di comprovata esperienza e tradizione, già deputato e membro del governo nei ruggenti anni della cosiddetta “Prima Repubblica”. 
Dopo aver variamente consultato due telefoni cellulari – il secondo dei quali identico al modello posseduto dallo scrivente, ovvero sprovvisto di connessione internet ma dotato di sms – inizia a dedicarsi allo sfoglio di un rispettabile quotidiano nazionale.

Alle ore 12,25 si alza e si dirige verso il proprio bagaglio, dal quale cava una bottiglietta di vino bianco da tavola con tappo a vite, verosimilmente acquistata in stazione prima della partenza. Si munisce allora di un bicchiere di plastica monouso, mesce qualche decilitro di vino, indi afferra il bicchiere promozionale di carta nel quale si è fatto servire dell’acqua naturale dalla hostess di bordo. Versa un goccio d’acqua nel vino e beve. Con calma, ripete l’operazione a più riprese. Intanto prosegue nella lettura del paginone centrale degli spettacoli, dedicato a Enzo Iacchetti.

Quindici minuti più tardi, a perfezionamento dell’opera, estrae un cestino di evidente confezionamento muliebre, composto da sacchettino gelo per freezer, accuratamente sigillato, e carta stagnola contenente pane a fette e formaggio grana. Inizia il pasto, mentre prosegue lo sfoglio del giornale. Mezz’ora dopo, per completare il tutto, posiziona plaid sulle gambe, giaccone sul busto e mascherina sugli occhi, per il sonnellino postprandiale.

Altro che viaggi aerei sbandierando sui social il biglietto di classe economy: ci troviamo al cospetto di un momento di commovente dignità “vecchia scuola”. Purtuttavia non è raro udire in giro che la Prima Repubblica fosse più riprovevole dell’attuale guazzabuglio. 

cogliati@possibiliaeditore.eu