Il periodico
Dopo una laboriosa (e avventurosa) preparazione, a ottobre 2009 esce il
numero zero di www.possibilia.eu periodico online per curiosi. Una realizzazione
che riflette l'orizzonte libero e senza preconcetti della nostra linea editoriale.
Da subito, un gruppo di autori aderisce al progetto, alcuni dei quali formano
il nucleo redazionale più stabile.
Possibilia si non si propone di fare informazione in senso stretto: tante
altre testate più veloci e attrezzate ricoprono già questo ruolo. La nostra
rivista desidera offrire ai suoi lettori contenuti insoliti, dando diritto
di cittadinanza a temi o chiavi di lettura spesso trascurati o snobbati.
Un periodico generalista a 360 gradi? Solo in parte. Possibilia non funziona
per compartimenti tematici, ma per modalità di approccio alla materia. Accoglie
così una sezione per Dilettarsi, una per Pensare e una per Sorridere. Si
aggiungono una sezione di News - la sezione “d'attualità” della testata
- e una sezione destinata ai Pubbliredazionali, con lo scrupolo di mantenere
eticamente distinti contenuti commerciali e redazionali, valorizzando così
entrambi.
Con la nuova versione della rivista, inaugurata nel 2012, abbiamo deciso
di aggiungere una sezione (le Rubrilie) dedicata alle nostre passioni: il
vino, il rugby e il viaggio.
Contatta la redazione: redazione@possibilia.eu
I libri
Nel 2010, gli esiti incoraggianti della rivista e il desiderio di ampliare
il progetto editoriale dànno vita alla parte cartacea della nostra attività.
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Scienza, giudizio, educazione
Le biotecnologie di Nonno Guido
Dal caso dei “para-Ogm” creati in campo
ai problemi di comprensione delle innovazioni scientifiche.
Al di là dei preconcetti. di Lucia
Del Chiaro |
Non si sa bene dove operi e come possa continuare a farlo,
violando ogni precauzione e sfuggendo alle ricerche più agguerrite
dei gruppi ecologisti di mezzo mondo che ormai da anni inseguono “la
primula rossa delle biotecnologie”.
L'eco dei risultati delle sue sperimentazioni sul mondo vegetale si
sta spandendo in tutto il mondo.
Limoni, arance, mandarini, ma perfino fragole ottenute senza fecondazione;
creazione di ibridi incredibili: pare abbia messo le mani anche sull'uva,
facendo nascere il sospetto che il vino distribuito sul mercato dalle
grandi multinazionali possa essere ottenuto da questo tipo di organismi
chimerici.
Al momento non esistono tecniche per capire esattamente quanto questi
esperimenti possano essere nocivi per la salute e non è possibile
capire, nel tempo, quali influenze possa avere sull'organismo una
alimentazione con frutti ottenuti con questa tecnica.
C'è chi invoca il principio di precauzione e chiede, per il momento,
di sospendere questo innaturale modo di produrre vegetali, auspicando
un sereno ritorno alla terra e alla natura, abbandonando queste nuove
tecnologie, forse promettenti ma delle quali si sa poco o nulla, e
sulle quali gli studi epidemiologici non possono giungere a risultati
certi.
Siamo riusciti a rintracciare l'individuo che da anni porta avanti,
nel silenzio dei suoi campi sperimentali, le sue sperimentazioni al
limite della fantascienza. Trattasi di Nonno Guido.
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foto di Dania Ceragioli |
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Nonno Guido non ha studiato molto, ha la terza elementare e fa il
contadino.
Ha anche un bel giardino, e coltiva limoni, fragole, rose, ciliegie
e uva, della quale lega i rami con tralci di salice rosso.
Gira sempre con cappello di paglia mezzo cotto dal sole e dall'azzurro
del rame, e un coltellino in tasca, di manico d'osso, forse di corno,
a serramanico, affilato come un rasoio.
Il coltellino gli serve per curare le sue piante.
Quando un limone è abbastanza rigoglioso ne sceglie un ramo, lo incide
tutto intorno e gli lega stretto un sacco con della torba umida. Dopo
qualche settimana spuntano le radici dalla ferita e allora taglia
il ramo e lo mette a dimora.
Le fragole le tiene in fondo all'orto, vicino alle cipolle e a volte
l'odore delle prime si confonde con quello delle seconde e il caldo
mescola tutto, in un sentore... di orto.
Quando è il momento, le fragole allungano un rametto fino a raggiungere
la terra pochi centimetri più in là. Guido aspetta con calma che i
rametti si infossino nella terra e mettano radici, poi divide le piante
sorelle e ingrandisce la sua piantagione.
Le rose invece sono per lo più di sua moglie, ma è lui a procurargliele.
A primavera ne taglia dei rami, elimina la maggior parte delle foglie
vecchie, lasciandone solo un paio e le pianta non lontano. Dopo pochi
giorni ha una nuova pianta di rosa.
Il coltello per le ciliegie serve a tutt'altra cosa: è la conseguenza
del suo andar in giro sputando nòccioli. Quando però i ciliegi nascono
da quel nòcciolo lanciato senza attenzione, occorre innestarli, altrimenti
producono ciliegette selvatiche, senza arte né parte. Così nonno Guido
fa una incisione a croce sulla superficie del tronco giovane del ciliegio,
posiziona nell'incisione una gemma di “ciliegio buono” e aspetta che
la gemma e il tronco si fondano per dare origine a un albero di grandi
e rosse ciliegie mature.
Anche per le viti occorre innestare le piante, su un portainnesto
americano innesta i vitigni desiderati, cosicché sia robusto sotto
ma fruttuoso sopra. |
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foto di Dania Ceragioli |
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Limone, rose, fragole... altrettanti casi di clonazione vegetale.
E il ciliegio? E la vite? Questi due sono innesti, cioè “parti di
una pianta” che si inseriscono in un'altra pianta per migliorarne
le caratteristiche. Una sorta di OGM ante litteram, ma almeno
che io sappia non sono mai stati organizzati dibattiti dal titolo
“L'innesto all'inglese, quali i pericoli per l'agricoltura tradizionale?”
Un problema di lessico
Le parole sono importanti, sono un'arma che può essere usata in molti
modi.
Da una parte c'è il lessico specialistico degli scienziati, che in
molti casi non può essere diverso: chi si occupa di cose complesse
a volte non può evitare parole complesse; in molti altri casi è invece
usato per rimarcare un territorio, dal quale “gli altri”, gli “ignoranti”
sono esclusi. «Taci tu, non sai di cosa parli».
Dall'altro lato - quello dei media - c'è la voglia di enfatizzazione
e di cogliere soltanto gli aspetti più eclatanti, spettacolari.
In ambito scientifico questo fenomeno è particolarmente pronunciato,
per il forte legame emotivo tra lo studio della vita e lo studio di
noi stessi, per la paura che ci prende dell'ignoto, per la voglia
normale di non mettersi in discussione e, spesso, per la scarsa voglia
di approfondimento di molto giornalismo.
Se poi dall'ambito vegetale si passa all'uomo e a quello che lo tocca
da molto vicino, le cose si amplificano ulteriormente.
Esperimenti fatti con il moscerino della frutta (Drosophila melanogaster)
ci hanno svelato moltissime cose che ci riguardano molto da vicino.
Ad esempio sul corretto sviluppo di un embrione.
Lo sviluppo del corpo umano segue un asse “testa-coda”: gli organi
e gli arti si sviluppano attraverso l'“accendersi” regolato di geni
che nell'embrione si trovano lungo una linea immaginaria che ricorda
in molto piccolo la nostra spina dorsale. Questa disposizione è stata
scoperta nel moscerino della frutta. Si chiamano “geni architetto”
e dicono all'embrione in formazione dove devono “spuntare le zampe”,
dove devono “spuntare le ali” o le antenne e così via.
Scambiando l'ordine di questi geni nascono moscerini con le zampe
al posto delle antenne, o altre combinazioni. Sono geni importantissimi,
molte malattie e malformazioni umane possono derivare da qualche potenziale
errore nell'ordine di questi geni.
Qualche anno fa furono condotti degli esperimenti sugli embrioni di
pollo, per capire se anche nei vertebrati il meccanismo funzionasse
allo stesso modo. Con le dovute complicazioni è così che in effetti
funziona. Anche per noi.
In questi esperimenti si fecero fare “degli errori” ai geni che regolavano
l'ordine corporeo degli embrioni di pollo e l'esperimento riuscì:
iniziarono a svilupparsi embrioni con quattro paia di zampe invece
che due di zampe e due di ali. Fu così possibile fare un passo in
avanti molto importante nello studio dello sviluppo e delle malattie
ad esso collegate. Il titolo del telegiornale delle 13.00 fu: “Fine
dei problemi in rosticceria, creati polli con quattro cosci”.
Un problema di educazione
La stessa cosa accade ogni volta che si fa un passo avanti nella ricerca
applicata in ambito agricolo, staminale, medico in generale. Se ne
evidenzia soltanto il lato paradossale, che nel migliore dei casi
ci porta a pensare “ma non hanno altro da fare?”
Capire le informazioni che arrivano dal mondo della scienza richiede
un minimo di competenza, ma soprattutto pazienza e lucidità. La maggior
parte dei commenti sciocchi sentiti a proposito di fenomeni scientifici
importantissimi, come appunto la clonazione, lo studio del DNA, la
creazione di nuove varietà vegetali, arriva paradossalmente più dagli
ambienti cosiddetti “colti”: psicologi, filosofi, professori di Lettere,
e credo sia lo scotto da pagare a una tradizione tutta italiana di
relegare la scienza e il suo studio in una parte piccolissima delle
scuole superiori.
Chi sceglie Fisica all'università ha studiato Dante a scuola per tre
anni, mentre chi sceglie Lettere ha avuto sì e no un paio di ore di
fisica per due o tre anni al massimo.
Per non parlare della biologia. Chi fa un liceo scientifico in Italia
ha sei ore fra latino e italiano, sei di storia e filosofia e due
di biologia, lo stesso numero di quelle di ginnastica, insegnata da
professori che si portano dietro le fototessere degli alunni per riuscire
ad associare un volto a un nome.
E così ci si deve giocoforza fidare di quello che i giornali semplificano
per noi, prendere le notizie che ci vengono date in pasto con un pochino
di raziocinio e provare a capire che cosa si nasconda veramente dietro
notizie come: “Creato cane che brilla di notte”, “Trovato il gene
dell'obesità” o “Tutti contro il cibo di Frankenstein”. Lucia
Del Chiaro e biologa di formazione, lavora in un'azienda farmaceutica
e per lavoro gira il mondo
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foto di Dania Ceragioli |
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Nota a margine
Possibilia difende per scelta editoriale l'espressione di punti di
vista e tesi più disparate, alla sola condizione che siano fondatamente
argomentate.
Lucia Del Chiaro solleva almeno due questioni importanti.
Innanzi tutto, le possibili manipolazioni artificiali delle materie
naturali. Mi sembra saggio non giudicare a priori, ma esigere il test
nella realtà, la valutazione delle innovazioni tecniche e tecnologiche
nella pratica, nei fatti, e non per ideologia né preconcetto. È importante
sottolineare, ad esempio, che manipolazione clonale “pura” e selezione
massale (quella operata “a vista”, empiricamente, da secoli) sono
entrambe interventi dell'essere umano sulla natura, e che è inopportuno
giudicarle per il solo timore di ciò che non conosciamo. Tuttavia,
al di là delle differenze tecniche, l'uso delle selezioni massale
o clonale in viticoltura, ad esempio, ha conseguenze in termini di
propagazione vegetale: per quanto eccellente possa essere un clone
di vite, se esso è adottato come unica soluzione su un'ampia superficie
- come accade spesso - mina profondamente la biodiversità. E questo
è ragionevolmente un pericolo perché rende il vigneto più vulnerabile
e qualitativamente meno vario, avendo tutte le piante gli stessi pregi
e le stesse debolezze.
L'altra questione importante è l'educazione. Da sempre in Italia l'educazione
tecnico-scientifica è considerata subalterna a quella umanistica.
È senza dubbio un limite, imputabile a una lunga tradizione. Un errore
duplice, perché la formazione umanistica potrebbe senz'altro trovare
una valorizzazione all'interno della cultura scientifica. E quest'ultima
potrebbe trarre maggiore diffusione dalla divulgazione tipicamente
umanistica. Sa.Co. |
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