Il periodico
Dopo una laboriosa (e avventurosa) preparazione, a ottobre 2009 esce il
numero zero di www.possibilia.eu periodico online per curiosi. Una realizzazione
che riflette l'orizzonte libero e senza preconcetti della nostra linea editoriale.
Da subito, un gruppo di autori aderisce al progetto, alcuni dei quali formano
il nucleo redazionale più stabile.
Possibilia si non si propone di fare informazione in senso stretto: tante
altre testate più veloci e attrezzate ricoprono già questo ruolo. La nostra
rivista desidera offrire ai suoi lettori contenuti insoliti, dando diritto
di cittadinanza a temi o chiavi di lettura spesso trascurati o snobbati.
Un periodico generalista a 360 gradi? Solo in parte. Possibilia non funziona
per compartimenti tematici, ma per modalità di approccio alla materia. Accoglie
così una sezione per Dilettarsi, una per Pensare e una per Sorridere. Si
aggiungono una sezione di News - la sezione “d'attualità” della testata
- e una sezione destinata ai Pubbliredazionali, con lo scrupolo di mantenere
eticamente distinti contenuti commerciali e redazionali, valorizzando così
entrambi.
Con la nuova versione della rivista, inaugurata nel 2012, abbiamo deciso
di aggiungere una sezione (le Rubrilie) dedicata alle nostre passioni: il
vino, il rugby e il viaggio.
Contatta la redazione: redazione@possibilia.eu
I libri
Nel 2010, gli esiti incoraggianti della rivista e il desiderio di ampliare
il progetto editoriale dànno vita alla parte cartacea della nostra attività.
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VINO Gusbourne
Estate English Sparkling Wine Se
Giovanna d'Arco sapesse... di Samuel
Cogliati |
aprile 2012 È quel genere di incontri salutari
che spazza in un colpo solo tanti pregiudizi e tanta retorica. Quella
retorica che parla di terroir dove non c’è - come in tanti champagne
industriali - ma che al tempo stesso sopravvaluta la nozione stessa
di cru, quanto meno per alcuni vini, come gli spumanti, in cui tecnica
e peculiarità gustative schiacciano molte cose.
Se è innegabile che per farsi un’opinione credibile occorrerà più
di una singola annata, bisogna ammettere che gli English sparkling
wine di Andrew Weeber sono un’abbacinante sorpresa. E ciò che
scrive l’importatore Mario Galleni sul suo sito è stato - guarda caso
- anche il mio primo pensiero di fronte al calice di Blanc de blancs
2007: non si rimpiange la Côte des blancs (peraltro zona un po’ sopravvalutata).
Gli spumanti metodo classico prodotti ad Appledore, nel Kent, Inghilterra
meridionale, a 51 gradi di latitudine nord, su pendii esposti a sud
a 20/30 metri di altitudine, dovrebbero far riflettere diverse maison
di Champagne. Non è un caso che - come si sussurra con imbarazzo in
Francia - con il surriscaldamento climatico, alcune di esse stiano
curiosando Oltremanica alla ricerca di terroir per chardonnay, pinot
e meunier. Augurandosi che non li martorino come hanno fatto su ampia
scala nella Marne.
Ad ogni buon conto, Mr Weeber il vino l’ha già fatto, e promette di
estendere la tenuta su decine di ettari, per ampliare un’incoraggiante
produzione di méthode anglaise (occhiolino ironico verso
gli odiosamati cugini: «we are proudly English, and moreover, we are
proudly Kentish», sottolinea). Oggi, Gusbourne Estate coltiva circa
20 ettari e produce tre cuvée: un blanc de blancs 100% chardonnay;
un brut reserve da chardonnay, pinot noir e pinot meunier; un rosé
da assemblaggio dei tre vitigni.
Il nostro incontro con questi vini è stato segnato da un duplice preconcetto.
Dapprima, aspettative molto modeste, inclini a pensare che nel Kent
si potessero ottenere solo vinelli aciduli e sgraziati. Poi, forse
un po’ di eccessiva benevolenza, dovuta all’ammirazione per una sfida
vinta. Alla lunga, infatti, l’esilità del succo vinoso e l’abile “gioco
di mano” del vinificatore finiscono per manifestarsi (anche se il
brut reserve regge benissimo la prova a bottiglia aperta).
Per farci un’idea più attendibile ci vorranno tempo per sedimentare
le riflessioni, l’opportunità di riassaggiare i 2007, in attesa con
molto interesse dei prossimi millesimi. |
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La degustazione Brut
Reserve Gusbourne Estate 2007
Colore dorato leggero, con lievi sfumature ramate; perlage abbondante.
Naso fermentativo e fruttato, abbastanza grasso, sulla mela grattugiata;
ricorda il sidro per fragranza e una certa qual rusticità (orzo, chiodo
di garofano). Qualche nota di erbe amare, una lieve tostatura per
nulla invasiva. Profilo relativamente ruspante.
In bocca l’impatto è succoso, dritto, puntuale, godibile e pulito.
Lo sviluppo è piuttosto teso nella sua carnosità. Sapido, dinamico,
capace di coprire tutta la bocca. Possiede una carbonica cremosa.
Appena sfilacciato il finale, dove l’acidità tende a isolarsi dal
resto della struttura; ma l’armonia complessiva non ne soffre e il
vino conserva una sua definizione. Meno coerente del Blanc
de blancs tra naso e bocca. La bocca è di convincente compattezza
mentre il naso patisce un po’ di rusticità di mela. Comunque la beva
è completa e piacevole, speziata e reattiva. Vino completo e polposo;
il tono “bucolico” è il suo punto debole, specie nel finale. Dosaggio
saggio e integrato.
Tiene bene a bottiglia aperta, anche se a tavola non si rivela altrettanto
efficace e paga un po’ dazio alla mancanza di una vera grazia.
[chardonnay 46%, pinot noir 41%, pinot meunier 13%; viti di circa
7 anni; vinificato 90% in inox e 10% in barrique, poi 3 anni sur lattes;
malolattica svolta; dosaggio 7 grammi] Blanc
de Blancs Gusbourne Estate 2007
Paglierino carico; perlage abbondante e intenso, mediamente fine.
Naso fresco e puntuto, sulla frutta e con chiari sentori fermentativi.
Ha una docile cremosità e una speziatura piuttosto elegante. L’impatto
complessivo è di una certa finezza. Molto vicino allo champagne, e
non inferiore a diversi Côte des blancs.
In bocca la parte vegetale-linfatica la fa subito da padrona, con
appena una deviazione resinoso-vetegale; il sapore è più sottile e
nervoso del Brut reserve, e gli manca qualcosa nel finale, che tende
ad assottigliarsi e a irrigidirsi un poco. Ma complessivamente il
gusto è teso, goloso e reattivo.
Finale un po’ semplice e crudo (note di melissa). Chiude su note di
nocciola fresca e di erba tagliata. Vino di bella eleganza
al naso, purtroppo con una corrispondenza non perfetta in bocca, ma
comunque ben confezionato, di una certa finezza, nonostante il cedimento
conclusivo, troppo affidato all’acidità. Il quarto tempo non è dei
più fini. Comunque senz’altro molto meglio di tanti champagne blanc
de blancs. E capace di crescere nel tempo, acquisendo una maggiore
purezza. Si trova a suo agio a tavola, ad esempio semplicemente con
pane e salame fresco.
[chardonnay 100%; viti di circa 7 anni; vinificato 90% in inox e 10%
in barrique, poi 3 anni sur lattes; malolattica svolta; dosato a 9
grammi]
I vini di Gusbourne Estate sono importati in Italia da Teatro del
Vino, che ringraziamo sentitamente per averci messo a disposizione
i campioni.
Info: www.teatrodelvino.it
Scrivici: redazione@possibilia.eu |
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