Il periodico
Dopo una laboriosa (e avventurosa) preparazione, a ottobre 2009 esce il
numero zero di www.possibilia.eu periodico online per curiosi. Una realizzazione
che riflette l'orizzonte libero e senza preconcetti della nostra linea editoriale.
Da subito, un gruppo di autori aderisce al progetto, alcuni dei quali formano
il nucleo redazionale più stabile.
Possibilia si non si propone di fare informazione in senso stretto: tante
altre testate più veloci e attrezzate ricoprono già questo ruolo. La nostra
rivista desidera offrire ai suoi lettori contenuti insoliti, dando diritto
di cittadinanza a temi o chiavi di lettura spesso trascurati o snobbati.
Un periodico generalista a 360 gradi? Solo in parte. Possibilia non funziona
per compartimenti tematici, ma per modalità di approccio alla materia. Accoglie
così una sezione per Dilettarsi, una per Pensare e una per Sorridere. Si
aggiungono una sezione di News - la sezione “d'attualità” della testata
- e una sezione destinata ai Pubbliredazionali, con lo scrupolo di mantenere
eticamente distinti contenuti commerciali e redazionali, valorizzando così
entrambi.
Con la nuova versione della rivista, inaugurata nel 2012, abbiamo deciso
di aggiungere una sezione (le Rubrilie) dedicata alle nostre passioni: il
vino, il rugby e il viaggio.
Contatta la redazione: redazione@possibilia.eu
I libri
Nel 2010, gli esiti incoraggianti della rivista e il desiderio di ampliare
il progetto editoriale dànno vita alla parte cartacea della nostra attività.
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foto di Samuel Cogliati |
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VINO Ritorno
al bordeaux Un banco d'assaggio
per “ripassare” alcuni prestigiosi château. Tra Rive Droite
e Rive Gauche, grandi e piccole annate. di
Samuel Cogliati |
giugno 2015
Le inveterate passioni giovanili non si riescono proprio a scordare,
persino quando il rapporto è tumultuoso. Il banco di degustazione
organizzato da Sarzi-Amadè all’hotel Marriott di Milano
l’11 maggio 2015 è stata una ghiotta occasione per
“ripassare” un po’. Mi sono concentrato soprattutto
sui vini rossi di Bordeaux, in particolare sugli château del
Médoc e della Rive Droite.
Tutti gli assaggi sono avvenuti a bottiglia scoperta, in pubblico,
al banco, in presenza del titolare o di un suo rappresentante. In
degustazioni-maratona di questo tipo – considerata anche l’afflusso
di pubblico – fornire valutazioni pienamente credibili e affidabili
sarebbe un po’ presuntuoso, anche in considerazione di condizioni
di servizio eterogenee (tempistica della stappatura, temperatura
di servizio, ecc). Chiunque ne sia l’autore, i commenti di
degustazione vanno dunque soppesati, ed è consigliabile attribuire
loro un valore indicativo.
La seguente disposizione espositiva corrisponde fedelmente all’ordine
cronologico di assaggio, non all’ordine alfabetico né
a un ordine gerarchico.
A Sarzi-Amadè, e in particolare ad Alessandro e Claudia,
va il mio ringraziamento per l’invito.
Sono state utilizzate le seguenti abbreviazioni: GCC = Grand cru
classé; 1er GCC = Premier grand cru classé; 2nd GCC
= Second Grand cru classé; 3e GCC = Troisième Grand
cru classé; 5e GCC = Cinquième Grand cru classé;
cs = cabernet sauvignon; m = merlot; cf = cabernet franc; pv = petit
verdot; sauv = sauvignon blanc; sém = sémillon.
È utile ricordare che il Médoc, le Graves e Saint-Émilion
hanno parametri differenti e non paragonabili tra di loro nella
classificazione de cru classé.
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Domaine de Chevalier
GCC
www.domainedechevalier.com
Pessac-Léognan blanc 2010
[85% sauv, 15% sém]
Naso apparentemente ossidativo, in realtà ondivago su note
erbacee; austerità.
Bocca tesa e rigida, linfatica, con un finale ostico. Da aspettare,
anche se l’inizio non sembra promettente.
Bianco difficilmente giudicabile, ma che non appare nel solco dei
migliori pessac-léognan bianchi secchi. |
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Château Léoville Poyferré
2nd GCC
www.leoville-poyferre.fr
Conferma la sua fattura di vino manierato, moderno e ammiccante, ma
dotato di ottima definizione e di buona sostanza. Ha una sua classe.
Saint-Julien 2007
[65% cs, 24% m, 7% pv, 4% cf]
Bel naso tenero e zuccheroso, blandito da note di tabacco dolce.
Gradevolmente linfatico in bocca, con garbata presenza tannica, pregevole
tattilità e sensazioni amare elegantemente delineate.
Pieno di linfa e lusinghiero; vino moderno, goloso, molto ben confezionato.
Conferma la dichiarata, lussuosa sensualità delle annate ben
riuscite.
Saint-Julien 2005
[68% cs, 26% m, 6% pv]
Atteggiamento molto più austero, con una materia sostanziosa
ancora leggermente ridotta; virile.
Bocca serrata, dal tannino modulato ma potente. Finezza e un bell’allungo
salino.
Versione di razza, da attendere ancora qualche anno. |
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Château Lynch-Bages
5e GCC
www.jmcazes.com/fr/chateau-lynch-bages
Lynch-Bages, per la sua concentrazione, è spesso un vino da
attendere. Tuttavia le due annate presentate – di modesta statura
– non lo aiutano a lasciarsi alle spalle una carenza di vera
polpa. Sarà da seguire con attenzione in futuro.
Pauillac 2011
[72% cs, 23% m, 3% cf, 2% pv]
Naso stretto, fenolico, poco espressivo. Materia ruvida, quasi avara.
In bocca manca il succo di una confortante morbidezza. Pauillac
2008
[78% cs, 13% m, 7% cf, 2% pv]
Animale (selvaggina), chiuso ma abbastanza potente al naso, dotato
di maggior linfa del 2011.
Trama gustativa serrata, di polpa carente.
Da attendere ancora, ma difficilmente assurgerà a vette qualitative.
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Château Pichon Longueville Comtesse
de Lalande
2nd GCC
www.pichon-lalande.com
Lo stile verte a una carezzevole dolcezza, come sempre. In questo
è accomunato a Léoville Poyferré, ad esempio,
ma con un esito meno felice, sia per la precisione, sia per la misura,
sia per la densità estrattiva. Rimane sensibilmente distante
dal dirimpettaio Pichon Baron. Pauillac 2007
[58% cs, 36% m, 4% pv, 2% cf]
Naso ammiccante ma diluito, con una certa dolcezza.
Leggero e tenero in bocca, gli manca grinta ed è condizionato
dal rovere. Finale amaro e asciugante.
Purtroppo dimostra i limiti dell’annata, cui la mano dell’uomo
non pare aver posto rimedio. Pauillac 2005
[64% cs, 29% m, 6% cf, 1% pv]
Quadro olfattivo più concentrato, su note balsamiche e di tabacco.
Bocca tenera, morbida e acidula, con un finale ancora asciugante.
Un passo in su, rispetto al 2007, ma in questo caso la statura del
millesimo non sembra valorizzata per intero. Peccato. Comunque da
riassaggiare.
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Château Pichon Longueville (“Baron”)
2nd GCC
www.pichonbaron.com
Il diretto dirimpettaio di Latour rimane un riferimento non solo per
Pauillac, ma per l’intero Bordolese. Se il vino del 2005 è
ancora un bambino – all’altezza della fama dell’annata
– il 2011 dimostra che in questo millesimo non facilissimo si
poteva fare la differenza. Vino solido e, al suo meglio, piuttosto
raffinato. Pauillac 2011
[62% cs, 33% m, 3% cf, 2% pv (vigneto); >80% cs (annata)]
Naso foxy, chiuso e mentolato, con note di spezie e di frutta.
In bocca è fresco e dotato di una linfa apprezzabile, nonostante
un leggero cedimento centrale. Ben congegnato il finale.
Nel panorama dei modesti 2011 si difende bene: qualche anno di bottiglia
per ingentilirsi, poi probabilmente una parabola relativamente breve.
Pauillac 2005
Note di grafite e di spezie, in un panorama giovanile e piuttosto
fine, che inizia solo ora ad aprirsi.
Bocca succosa, dotata di fermezza tannica. Prezioso nei lineamenti,
ma ancora da attendere alcuni anni. Chiusura severa e quadrata, per
un vino di razza.
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Château Gazin
www.gazin.com
Gazin è un faro a Pomerol, specie dal nuovo millennio in poi.
Non manca chi sostenga che il suo terroir, vicino di Pétrus,
sia all’altezza dei migliori. La densità della sua trama
riesce a sedurre anche chi non è un fanatico del merlot. Molto
bene. Pomerol 2011
[90% m, 5% cf, 5% cs]
Naso animale e fenolico, fruttato ma ancora introverso. La bottiglia
assaggiata sta appena iniziando a respirare.
In bocca l’untuosità è godibile, la trama di potente
fermezza. Bel finale minerale.
2011 confortevole e serio: una spanna sopra la media. Pomerol
1999
[85% m, 12% cs, 3% cf]
Soave e intenso, fine e goloso.
In bocca è di cesellata finezza, fermezza tannica pregiata
e linfaticità. Bel finale di zucchero candito.
Bottiglia in piena forma, di razza ed eleganza.
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Château Figeac
1er GCC
www.chateau-figeac.com
Nella gerarchia implicita e trasversale del Bordolese – quella
concretata di fatti – Figeac è considerato uno degli
stabili vertici qualitativi. Certe annate sono meno “esplosive”
ma più discrete, altre, come le due – opposte nella meteorologia
– assaggiate immediate, golose e dotate di grande definizione.
Una conferma. Saint-Émilion Grand cru 2007
[35% cf, 35% cs, 30% m (vigneto)]
Elegantemente balsamico e rinfrescante.
Bocca gioiosa, tenera e fine. Vino di stile moderno, goloso più
che verticale e persistente. Ben riflette le qualità del millesimo.
Saint-Émilion Grand cru 2009
Inizio appena legnoso, con un fruttato fine e morbido, sostenuto da
un bel contegno. Molta eleganza.
Pieno, fine e potente al gusto. Morbidezza e setosità lo rendono
un vino già pronto. Finale preciso di bella presenza tannica.
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Château Montrose
2nd GCC
www.chateau-montrose.com
Questo château contende da sempre la palma del principe di Saint-Estèphe
al Cos d’Estournel; i vigneti si affacciano quasi direttamente
sulla Gironda. Se quest’ultimo, anche in virtù della
silhouette pittoresca del castello, primeggia senz’altro per
notorietà, in varie annate Montrose non sembra da meno sulla
sostanza. Con un timbro molto “saint-estèphe”.
Saint-Estèphe 2011
[63% cs, 22% m, 12% cf, 3% pv]
Chiuso e vegetale, ad oggi non è molto espressivo.
Fruttato ma ancora “a strappo” nei movimenti gustativi,
possiede tensione benché non sembri un paradigma di densità.
Ne riparliamo tra qualche anno. Saint-Estèphe
2005
[65% cs, 31% m, 3,5% cf, 0,5% pv]
Ancora introverso e balsamico, mentolato, sfumato di accenni selvatici,
esce lentamente dal calice.
In bocca mostra risoluta finezza, una grana distesa e soave, un andamento
graduale. Anche questa bottiglia, di notevole potenziale, andrà
attesa. |
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Château Malescot Saint-Exupéry
3e GCC
www.malescot.com
Le due annate assaggiate non paiono dimostrare la sicurezza né
la pienezza di definizione che potrebbe avere invece un millesimo
come il 2010. Il 2007 concede invece molto, troppo, alla dolcezza.
Margaux 2007
[50% cs, 35% m, 10% cf, 5% pv (vigneto)]
Tostatura dolce, con riflessi di confettura.
Tenerezza e morbidezza in bocca, anche se con una discreta vitalità.
In compenso, non è un vino molto lungo. Margaux
2010
Naso sul frutto, ampio e curiosamente fermentativo.
Grana facile e aperta all’assaggio, accompagnata da una certa
acidità. Sembra ancora alla ricerca di maggiore fusione. Da
rivedere, partendo tuttavia da un po’ di scetticismo.
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Château Beau-Séjour Bécot
1er GCC
www.beausejour-becot.com
Tra i Saint-Émilion più convincenti, anche queste due
annate, tra loro distanti e diverse, sono una conferma del valore
di questo cru del declivio centro-occidentale del bassopiano calcareo.
Saint-Émilion Grand cru 2008
[70% m, cf 24%, 6% cs]
Felpato, con note di talco e una gustosa zuccherosità.
Facile e morbido in bocca, mostra tenacia aromatica.
Saint-Émilion Grand cru 1996
Naso evoluto, su note di liquirizia, molto fine, con belle evocazioni
fenoliche mature; fascino ed eleganza.
Freschezza e contegno in bocca. Non è dotato di una lunghezza
prodigiosa ma rimedia con una ragguardevole finezza gustativa.
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Château Palmer
3e GCC
www.chateau-palmer.com
Le due annate presentate – non certo memorabili in sé
– non sembrano consegnare un Palmer compiutamente all’altezza
della sua fama. Siamo molto distanti da millesimi come l’elegantissimo
1996 o il potente e complesso 2005. Margaux 2011
Naso di fruttata discrezione, fine ma poco intenso.
Bocca d’impronta sottile, dotata di un minuto allungo salino
e di una media complessità. La maturazione dovrebbe conferire
a questa bottiglia un portamento più strutturato, anche se
non pare un millesimo di travolgente talento. Margaux
2004
Quadro olfattivo un po’ asciugato, fenolico, con accenti dolci
e di frutta secca.
Ingresso in bocca grintoso, per qaunto lo sviluppo gustativo sia asciugato
e non molto espressivo. |
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Clos Fourtet
1er GCC
www.closfourtet.com Saint-Émilion Grand cru 2008
Impatto piuttosto semplice, molto sul frutto, non di particolare complessità.
In bocca il frutto è piacevole e ben definito; si sente tuttavia
la carenza di un volume e di una linfa proporzionali. Il tannino è
un po’ asciugante. |
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Cos d’Estournel
2nd GCC
estournel.com
Due annate non indimenticabili di questo quotato “super second”,
che peraltro richiede sempre una certa maturazione per levigare un
tannino generalmente ruvido e arrembante in gioventù, coerentemente
con la reputazione di Saint-Estèphe. Saint-Estèphe
2006
Sensazione alcolica, poco espressiva, aromaticamente non molto ricca,
con una dolcezza di sottofondo.
Bocca improntata al tannino e al volume. Leggera carenza di succosità
e profondità. Da attendere qualche anno. Saint-Estèphe
2004
Naso a tratti selvatico, più grintoso ed esuberante del 2006.
Fine e tenero al gusto, con un tannino morbido e un finale apprezzabilmente
aromatico. Più riuscito – e attualmente più in
forma – della versione ‘06. |
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Alcune considerazioni sulle annate
Al di là della cautela già evidenziata nella premessa,
l’assaggio di soli 24 vini non può essere statisticamente
probante, soprattutto considerando che rappresentano ben dieci annate
diverse. Detto questo, e sovrapponendo queste degustazioni alle informazioni
tratte da numerosi assaggi pregressi, qualche elemento può
prudentemente emergere da questo quadro.
L’annata 2011, generalmente ritenuta di buona anche se non di
qualità pienamente compiuta, non mi pare particolarmente coinvolgente,
almeno a giudicare dai cinque vini degustati. Ancora un po’
stringata sul piano tattile, e chiusa su quello aromatico, avrà
bisogno di tempo per dimostrare di essere attualmente sottovalutata
dagli scettici. I quattro assaggi di 2007 confermerebbero invece l’idea
che mi ero fatto di questo millesimo, ovvero irregolare e molto selettivo.
Se i vini meno buoni sembrano già non promettere granché
per l’avvenire, quelli più riusciti – Léoville-Poyferré,
ad esempio – si dimostrano pronti e molto golosi. Certo è
che, proseguendo sull’esempio di Poyferré, stiamo pur
sempre parlando di una bottiglia da 100 € presumibili in enoteca...
Il trionfale 2005 – quattro vini assaggiati, ma che château:
Montrose, Pichon-Baron, Pichon-Lalande e Poyferré! –
conferma la marcia del fuoriclasse o quasi. Ciò che è
interessante rilevare, tuttavia, è che i vini degustati oggi
si mostrano in una fase di chiusura della loro curva evolutiva, e
occorrerà probabilmente attenderli diversi anni prima che sboccino.
Al piacere di risentirli, così come i 2010. cogliati@possibilia.eu
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