Il periodico
Dopo una laboriosa (e avventurosa) preparazione, a ottobre 2009 esce il
numero zero di www.possibilia.eu periodico online per curiosi. Una realizzazione
che riflette l'orizzonte libero e senza preconcetti della nostra linea editoriale.
Da subito, un gruppo di autori aderisce al progetto, alcuni dei quali formano
il nucleo redazionale più stabile.
Possibilia si non si propone di fare informazione in senso stretto: tante
altre testate più veloci e attrezzate ricoprono già questo ruolo. La nostra
rivista desidera offrire ai suoi lettori contenuti insoliti, dando diritto
di cittadinanza a temi o chiavi di lettura spesso trascurati o snobbati.
Un periodico generalista a 360 gradi? Solo in parte. Possibilia non funziona
per compartimenti tematici, ma per modalità di approccio alla materia. Accoglie
così una sezione per Dilettarsi, una per Pensare e una per Sorridere. Si
aggiungono una sezione di News - la sezione “d'attualità” della testata
- e una sezione destinata ai Pubbliredazionali, con lo scrupolo di mantenere
eticamente distinti contenuti commerciali e redazionali, valorizzando così
entrambi.
Con la nuova versione della rivista, inaugurata nel 2012, abbiamo deciso
di aggiungere una sezione (le Rubrilie) dedicata alle nostre passioni: il
vino, il rugby e il viaggio.
Contatta la redazione: redazione@possibilia.eu
I libri
Nel 2010, gli esiti incoraggianti della rivista e il desiderio di ampliare
il progetto editoriale dànno vita alla parte cartacea della nostra attività.
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foto di Riccardo Vescovini |
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VINO Uno
scorcio di vitovska Cinque
vini di altrettanti vignaioli carsici in anteprima a Milano,
per iniziare a conoscere questo vitigno affascinate.
di Riccardo Vescovini |
maggio 2014 È la vitovska, vitigno
autoctono giuliano, la protagonista al Finger’s Garden di Milano,
in un evento organizzato da Rossi&Bianchi, cui partecipa l’Associazione
dei Viticoltori del Carso. Un’antipasto di “Trieste mare
e vitovska”, kermesse in programma a Trieste dal 3 all’8
giugno 2014.
Pranzo curato dallo chef Roberto Okabe - nato in Brasile da genitori
giapponesi, interprete di una cucina fusion - e cinque portate in
abbinamento alla vitovska di altrettanti produttori. È il pesce
ad accomunare i piatti proposti, scelta che coniuga le origini giapponesi
dello chef con alcuni ingredienti di matrice friulana.
Grappoli grandi e acini relativamente piccoli, la vitovska sa esprimere
l’anima di una terra difficile, il Carso, caratterizzata da
un suolo roccioso, di ardua lavorazione, e da tanto vento. Le radici
delle vigne sono qui costrette a insinuarsi nella pietra, e spesso
portano nell’acino quelle caratteristiche di mineralità
che possono essere il timbro inconfondibile dei vini di queste terre.
Durante il pranzo, ogni produttore presenta il proprio vino e la propria
visione sulla vitovska. Il titolare dell’azienda Bajta identifica
nella versatilità la chiave di lettura del vitigno, caratteristica
che si esplica nella capacità di abbinarsi a pietanze di varia
natura, non necessariamente di origine carsica. Interessante è
l’accento che pone Skerlj sulla poliedricità del vitigno,
passibile di vinificazioni orientate alla valorizzazione delle caratteristiche
di gioventù o più adatte all’invecchiamento, così
come di interpretazioni con macerazioni di poche ore o di più
settimane. Una versatilità che non si limita alle diverse interpretazioni
riscontrabili tra i produttori di oggi, ma che, nel tempo, ha trasformato
il modo di produrre questo vitigno. In effetti, è lo stesso
Skerk a osservare come il suo intendere il lavoro in vigna sia certamente
più affine a quello dei suoi nonni rispetto a quello dei suoi
genitori.
Cinque i vini in degustazione (tutti Vitovska Venezia Giulia igt):
in ordine di servizio Bajta, Grcic, Skerk, Skerlj e Zidarich. Il cambio
di passo tra i primi due vini e gli ultimi tre è netto: orientati
alla freschezza e di facile - talvolta eccessivamente semplice - interpretazione
i primi, più complessi, materici (complici anche macerazioni
più prolungate) i secondi. Vini degustati
Bajta Salz 2012
Vino che fa solo acciaio, orientato all’esaltazione della freschezza
e della bevibilità. Naso non particolarmente complesso, ma
di buona intensità: i descrittori sono i fiori bianchi, la
pera e il lime. All’assaggio prevale una marcata acidità
- piuttosto verde e scomposta -, mentre la sapidità è
appena accennata. Carente di una connotazione territoriale, al punto
da evocare la personalità di altri vitigni. Grgcic
2011
Prodotto con macerazione a freddo di 48 ore, fermenta per un terzo
in legno e due terzi in acciaio.
Piacevole intensità olfattiva, discreta complessità
e buona pulizia, con note di uva spina e fiori di tiglio. Forse penalizzato
da un leggero eccesso di morbidezze - l’acidità non vibra
- l’assaggio è sostenuto da una bella spina dorsale sapida
e da un finale piacevolmente salino. Skerk 2011
Dalle due alle tre settimane di macerazione, prima di affinare per
un anno in legno. Naso di buona profondità e complessità,
con note di pesca gialla, eucalipto, fieno. Forte connotazione territoriale,
intrigante la dinamica gustativa. All’assaggio coniuga armoniosamente
l’acidità e la sapidità, allunga nel finale e
stupisce quanto a persistenza. Soffre, ma non per limiti propri, l’azzardato
abbinamento con la crema di patate ai tartufi. Skerlj
2011
Vinificato senza controllo della temperatura e con macerazione sulle
bucce; trascorre un anno in legno prima del travaso, cui segue un
ulteriore anno in legno. Colore ambrato, con riflessi vividi che ne
testimoniano la vitalità, è il vino che più mi
conquista. Sorprende sin dall’approccio: apre con note di camomilla,
menta, pesca bianca, poi frutta tropicale, miele e scorza d’arancia.
In bocca rivela una presenza corposa, restando verticale e ficcante.
La dinamica gustativa è sostenuta da un’armoniosa nota
sapido/salata, in piacevole equilibrio con il ritorno di agrume candito.
Sa esaltarsi nell’abbinamento con il merluzzo nero in salsa
di arancia, dimostrando una sorprendente capacità di sacrificarsi
nel rapporto con il cibo. Se nell’essenza della vitovska vi
è la dote della versatilità – in questo caso la
capacità di adeguarsi a una situazione insolita -, questo vino
è la miglior esemplificazione del concetto. Zidarich
2011
Colore ambrato, a testimonianza di una macerazione prolungata, è
un vino di buona complessità le cui note sono di arancia, pesca,
menta, ferro. L’assaggio è improntato su sensazioni minerali,
che ricordano la roccia prima ancora che il sale. Dritto, forse anche
un po’ austero, e di buona persistenza. Fatica a trovare un’armonia
con il piatto di sushi misto, nell’abbinamento rimane monolitico
e, a tratti, autoreferenziale.
Info pratiche, i siti dei produttori:
www.bajta.it
www.grgic.it
www.skerk.com
www.agriturismoskerlj.com
www.zidarich.it
Puoi contattare l'autore dell'articolo a: redazione@possibilia.eu
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