Il periodico
Dopo una laboriosa (e avventurosa) preparazione, a ottobre 2009 esce il
numero zero di www.possibilia.eu periodico online per curiosi. Una realizzazione
che riflette l'orizzonte libero e senza preconcetti della nostra linea editoriale.
Da subito, un gruppo di autori aderisce al progetto, alcuni dei quali formano
il nucleo redazionale più stabile.
Possibilia si non si propone di fare informazione in senso stretto: tante
altre testate più veloci e attrezzate ricoprono già questo ruolo. La nostra
rivista desidera offrire ai suoi lettori contenuti insoliti, dando diritto
di cittadinanza a temi o chiavi di lettura spesso trascurati o snobbati.
Un periodico generalista a 360 gradi? Solo in parte. Possibilia non funziona
per compartimenti tematici, ma per modalità di approccio alla materia. Accoglie
così una sezione per Dilettarsi, una per Pensare e una per Sorridere. Si
aggiungono una sezione di News - la sezione “d'attualità” della testata
- e una sezione destinata ai Pubbliredazionali, con lo scrupolo di mantenere
eticamente distinti contenuti commerciali e redazionali, valorizzando così
entrambi.
Con la nuova versione della rivista, inaugurata nel 2012, abbiamo deciso
di aggiungere una sezione (le Rubrilie) dedicata alle nostre passioni: il
vino, il rugby e il viaggio.
Contatta la redazione: redazione@possibilia.eu
I libri
Nel 2010, gli esiti incoraggianti della rivista e il desiderio di ampliare
il progetto editoriale dànno vita alla parte cartacea della nostra attività.
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VINO Il
tempo di champagne Assaggi
e riassaggi in chiave vigneron. di
Samuel Cogliati |
dicembre 2013
La promozione del libro “Champagne - Il sogno fragile” (e della sua
versione francese “Le rêve fragile”, recentemente Gourmand Wine Book
Award 2013 per l'Italia, in lizza per il titolo mondiale “Best in
the world” a Pechino a maggio 2014) mi sta dando occasione di riassaggiare
diversi vini in poco tempo, e in ottime condizioni di degustazione.
Assaggi (e riassaggi) centrati sul concetto di vigneron,
ovvero di produttore diretto, al centro di una filiera completa che
include tutta la produzione, dalla viticoltura alla commercializzazione
finale.
Si tratta di quel tipo di produzione che rispecchia meglio lo slancio
qualitativo, espressivo e concettuale di una parte della Champagne
- fatta essenzialmente di piccoli récoltant-manipulant -
ormai oltre l'idea di un vino standardizzato. Una produzione che non
si mette al riparo dunque da irregolarità qualitative e rischi tecnici,
insiti nella vitivinicoltura di una regione così settentrionale. I
risultati possono essere alterni e, come scritto nel libro (pag. 159),
«la scommessa di un vino di Champagne artigianale, naturale, maturo
e affidabile non è ancora vinta». Tuttavia, nelle sue espressioni
più felici, questo tipo di champagne non teme confronti, ed è decisamente
più interessante della stragrande maggioranza di quelli delle grandi
maison.
Ecco dunque il resoconto di alcuni assaggi delle ultime settimane.
Si tratta, purtroppo, di degustazioni palesi. Non possono dunque essere
ritenute organiche al corpus di assaggi che costituiscono
la quinta parte del volume, avvenuti tutti una prima volta alla cieca.
Tuttavia, osservare il comportamento - così oscillante, quasi sussultorio
- dello champagne nel tempo, è istruttivo al punto che mi pare valga
la pena pubblicarne gli esiti. Le degustazioni (in
ordine alfabetico)
Champagne extra-brut “Complantée” Agrapart & Fils
Bellissimo inizio, con note finemente tostate, briosciate, un fondo
marino e un tocco orientale (legno di sandalo): elegante, profondo
e in rilievo; appena selvaggio (quasi foxy).
Bocca tesa, minerale, franca e retta. Una sfumatura legnosa, ma senza
alcuna pesantezza. Molto fine, con una scalpitante energia; netto,
tagliente, ha grinta e un allungo saporito senza concessioni. Notevoli
persistenza e precisione, su note di liquirizia, amare, di grande
eleganza. Di razza, puro, virile e intenso. Ha il portamento di un
gran signore in smoking, tanto che sembrerebbe un non dosé. Il miglior
vino di Agrapart, finora.
[pinot noir, pinot meunier, pinot blanc, arbanne, petit meslier, chardonnay
| vigne in Avize | tiraggio maggio 2010 | 5 g/l | sboccatura febbraio
2013] Champagne brut Polisy 2005 André Beaufort
Finemente aromatico (a tratti quasi fuorviante, con le sue note di
melissa, salvia e frutta fresca), libero e suggestivo; in bocca è
lieve e fragrante, docile e linfatico, nel miglior stile Beaufort.
La riconferma - se ancora servisse - che le cuvée della Côte di Bar-sur-Seine,
in casa Beaufort, non hanno nulla da invidiare a quelle di Ambonnay.
[pinot noir e chardonnay | sboccatura marzo 2013] Champagne
brut Grand cru 1989 André Beaufort
Naso lieve e leggermente ossidativo, con note di confettura di albicocca,
uva passa, sardine, un tocco di moscato di Samos, mieloso e sanguigno.
Poi sauternes e calvados. Carne in scatola e prosciutto crudo. Bocca
dall'inizio pieno e affumicato, ricchezza e poi rilancio acido-salino.
Grande densità, fibra e concentrazione. Salsa di pomodoro; ossidazione
calibratissima. Sidro e mostarda. Conclusione pepata. Estrema bevibilità.
Finale salino. Grande lunghezza, arancia amara nella chiusura.
[sboccatura ottobre 2011] Champagne brut “Réserve”
Bérèche et Fils
Naso arrembante, pieno, un po’ disordinato; a contatto con l’aria
tira fuori una parte fruttata sempre più definita. In bocca è diviso
in tempi diversi: attacco e chiusa di (seppur garbata) dolcezza da
liqueur; parte centrale di innegabile sostanza, spinta e
foga giovanile. Un talento in nuce, in cerca di disciplina. Sboccatura
troppo recente: da dimenticare diversi mesi in cantina.
[base 2008 | chardonnay 25%, pinot noir 25%, pinot meunier 20% + VDR
| dosaggio 8 g/l | sboccatura ottobre 2013] Champagne
extra-brut “Vallée de la Marne Rive Gauche” Bérèche et Fils
Naso rustico e fruttato, su sfumature di gelatina, di composta di
mele, zucchero candito, qualche nota di gomma ma piacevole. Intensità
calante. Naso piuttosto fine nella sua rusticità. Nervosità molto
elevata e tensione che arriva lontano. Bella definizione, senz’altro
superiore alla versione base 2007 degustata per il libro.
[base 2008 | pinot meunier 100% | vigna a Port à Binson | dosaggio
3 g/l | SO2 10 mg/l | sboccatura ottobre 2012] Champagne
extra-brut Premier cru “Le Mont Benoît” Emmanuel Brochet
Inizio di grande discrezione. Un tocco di feccino e animale. Nocciola
e pane ai cereali. Molto lieve e delicato, iodato. Rabarbaro. Sfumatura
burrosa. Retto e potente in bocca, con grande finezza, salinità, e
un docile ritorno del burro. Sapore molto minerale. Grande delicatezza
conclusiva della dolcezza. Lunghezza straordinaria. Seltz. Soda. Precisione
e una persistenza prodigiosa.
[2008 + 20% 2007 | pinot meunier 40%, chardonnay 35%, pinot noir 25%
| dosaggio 4 g/l] Champagne brut blanc de blancs
“Prestige” Diebolt-Vallois
Inizio ordinato, su note di frutta e un’elegante discrezione. Meno
pertinente lo sviluppo a bicchiere aperto, quando il vino perde forza
e linearità. In bocca impatta cremoso e fresco, con un amaro sobriamente
gestito nel finale, tuttavia troppo imperniato su un’acidità solitaria.
Manca un po’ di vera struttura.
[chardonnay 100% | dosaggio 6-8 g/l] Champagne extra-brut
Premiers crus Pascal Doquet
Naso tostato, intenso e di crostata; tocco un po’ bruciacchiato. Note
speziate e pepate. Bocca compressa, un po’ asciugata e stretta. Acidità
mediamente integrata. Discreta finezza. Una certa opacità gustativa.
Finale non splendente né particolarmente lungo.
[2002 + 2004 | vigne in Vertus e Mont Aimé | tiraggio 05/2005 | dosaggio
3,5 g/l | sboccatura 21 luglio 2009] Champagne brut
nature “Avalon” Charles Dufour
Resinosità vegetale, mutante, frastagliato: uva americana, miele di
timo, pesca noce, fiori carnosi (iris, calla); carnosità e note di
conifera. In bocca è vibratorio, dinamico, potente, dalla succosa
liquidità. Grande presenza. Eppure non è la miglior bottiglia di Avalon
assaggiata negli ultimi mesi.
[2010 | chardonnay 100% | vigne in Essoyes (Aube) | non dosato | sboccatura
febbraio 2013] Champagne brut blanc de noirs Fleury
Fruttato e candito, caratterizzato da graziose note di dolciumi, di
pane integrale; franco, fine e vinoso. Dinamico e vinoso anche in
bocca, con una bella definizione dell’amaro, un allungo deciso, una
gustosa salinità. Nerbo e vivacità, ma senza modi bruschi, anche per
via di una liqueur molto ben integrata. Finale lungo di erbe
secche, liquirizia, canditi, brodo di carne. Stile pinot nero riconoscibile,
goloso e aperitivo. Da degustare a 13/14°C, quasi come un rosso leggero.
Chapeau.
[pinot noir 100% | dosaggio 8 g/l | sboccatura 16 luglio 2013]
Champagne extra-brut “Cuvée n.736” Jacquesson
Naso maturo e speziato, con note di canditi e di panificazione, di
pasticceria (crostata ai frutti rossi) sullo sfondo di una vinosità
un po’ marina. Bocca spessa, morbida e limonosa; potenza e salinità
acidula rinfrescante. Più leggerezza (quasi vaporosa) che lunghezza.
Cuvée di stile più aereo rispetto agli standard Jacquesson, facile
e franco. Da aspettare un paio d’anni.
[chardonnay 53%, pinot noir 29%, pinot meunier 18% | 2008 + 34% VDR
| dosaggio 1,5 g/l | sboccatura novembre 2012] Champagne
brut nature Grand cru Benoît Lahaye
Fresco, fragrante, esile, discreto, ostinato, coraggioso nella sua
sottigliezza fascinosa. In bocca è un tripudio di sobrietà, con una
tensione tutta affidata all’associazione tra acidità e salinità quasi
macinata, fino ad allungarsi verso una conclusione lunga e rinfrescante.
Classe, tensione, contegno.
[pinot noir 90%, chardonnay 10% | vigne a Bouzy | non dosato]
Champagne extra-brut Grand cru blanc de blancs “Vieille
Vigne de Cramant” 2006 Larmandier-Bernier
La piccola (e inaspettata) delusione. Il vino ha indubbio carattere
e possente struttura, ma questa bottiglia è apparsa pesantemente condizionata
dall’apporto del rovere (tostatura e toni addirittura caramellati).
Un marchio che la linfa del vino, pur generosa e minerale, non è riuscita
a superare. Peccato, perché il cru di Cramant restava adeso allo stile
più rigoroso dei vini di alcuni anni fa. L’annata 2005, assaggiata
per le degustazioni del libro, aveva dato esito altrimenti confortante.
[chardonnay 100% | dosaggio 2 g/l] Champagne extra-brut
Premier cru “l’Artiste” David Léclapart
Note di primo sale, anice, naso piuttosto soffuso, nota vegetale-erbacea,
ciliegia sottospirito. Una delicata ossidazione, un tocco iodato,
una nota di acquaragia. In bocca eleganza, precisione, presenza e
amaro di grande compostezza. La presenza nella leggerezza. Grande
sottigliezza, grande lunghezza. La consueta purezza. La delicatezza
della salinità (che ha pienamente sposato lo chardonnay). Forse non
il più grande “Artiste” di sempre, ma senz’altro di razza.
[2005 | chardonnay 100% | non dosato] Champagne brut
Grand cru Marie-Noëlle Ledru
In gran forma: sottile, aereo, floreale e finemente fruttato in perfetta
coerenza con lo stile Ledru. In più, una venatura animale (il timbro
del pinot?), dal tocco più delicato del consueto. Ottima prova anche
a bottiglia aperta, con solo un appunto sulla percezione crescente
della liqueur. Decisamente meglio di due anni fa, ma anche
meglio dell’extra-brut assaggiato alcuni mesi fa, un po’ fiacco.
[lotto LB5 | pinot noir 85%, chardonnay 15% | dosaggio 8 g/l]
Champagne brut Grand cru blanc de blancs R&L Legras
La facilità aromatica e accogliente dello chardonnay pieno e maturo;
soave e morbido al gusto, avvolgente senza tuttavia la grazia di riuscire
ad andare lontanissimo nello slancio.
[chardonnay 100% | sboccatura settembre 2013] Champagne
brut Premier cru “L’ouverture” Daniel Savart
Scioltezza al naso (gelatina di frutta), definito e semplicemente
goloso; così anche in bocca, dominata da un dosaggio generoso ma molto
ben integrato. Stile facile e fine; l’aperitivo perfetto.
[lotto L01 | pinot noir 100% | 2009 + VDR | dosaggio 9 g/l]
Champagne brut nature rosé Zéro Tarlant
Inizio scorbutico su toni sulfurei e inorganici. Una piccola sfumatura
balsamica a far da contrappunto. In bocca acidità, salinità e carbonica
si associano in un allungo tellurico, fisico, quasi violento. Estremamente
crudo, irriverente, uno champagne “punk”. Da attendere a lungo, oppure,
al contrario, da godere subito, in quest’irruenza indomabile. Per
la fiorentina.
[chardonnay 85%, pinot noir 15% | rosato d’assemblaggio | non dosato]
Champagne extra-brut blanc de blancs “la Vigne d'Antan”
Tarlant 2000
Piccola speziatura e ossidazione lieve; candito, un tocco di pane
di segale; ossidazione sempre più evidente. Miele millefiori. Una
nota marina. Bocca seria, tesa e pulita, con ottima corrispondenza.
Sale, un tocco di manzanilla. Solidità nella sua leggerezza. Ha l’unico
limite di un finale non interminabile. Esecuzione precisa.
[chardonnay 100% a piede franco | vigna a Oeuilly | dosaggio 2 g/l
| sboccatura 27 ottobre 2007] Champagne brut Premier
cru “Grande Réserve” Vilmart & C.ie
Carattere affermato al naso (croccante, fegatini, lieve nota tostata);
quadratura cremosa e autorevole in bocca, anche se il dosage
si fa più netto a contatto con l’aria. La solidità Vilmart, più che
la raffinatezza.
[sboccatura marzo 2013 | pinot noir 70%, chardonnay 30% | dosaggio
10 g/l] *L'autore dichiara di prestare opera di consulenza
a Stefano Sarfati, che importa Charles Dufour e André Beaufort.
Puoi contattare l'autore dell'articolo a: cogliati@possibilia.eu
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