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Il periodico
Dopo una laboriosa (e avventurosa) preparazione, a ottobre 2009 esce il numero zero di www.possibilia.eu periodico online per curiosi. Una realizzazione che riflette l'orizzonte libero e senza preconcetti della nostra linea editoriale.
Da subito, un gruppo di autori aderisce al progetto, alcuni dei quali formano il nucleo redazionale più stabile.
Possibilia si non si propone di fare informazione in senso stretto: tante altre testate più veloci e attrezzate ricoprono già questo ruolo. La nostra rivista desidera offrire ai suoi lettori contenuti insoliti, dando diritto di cittadinanza a temi o chiavi di lettura spesso trascurati o snobbati. Un periodico generalista a 360 gradi? Solo in parte. Possibilia non funziona per compartimenti tematici, ma per modalità di approccio alla materia. Accoglie così una sezione per Dilettarsi, una per Pensare e una per Sorridere. Si aggiungono una sezione di News - la sezione “d'attualità” della testata - e una sezione destinata ai Pubbliredazionali, con lo scrupolo di mantenere eticamente distinti contenuti commerciali e redazionali, valorizzando così entrambi.
Con la nuova versione della rivista, inaugurata nel 2012, abbiamo deciso di aggiungere una sezione (le Rubrilie) dedicata alle nostre passioni: il vino, il rugby e il viaggio.

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I libri
Nel 2010, gli esiti incoraggianti della rivista e il desiderio di ampliare il progetto editoriale dànno vita alla parte cartacea della nostra attività.
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VINO

Château Belgrave - Haut-Médoc - 5ème cru classé de Bordeaux
La ricerca dell'equilibrio.

di Samuel Cogliati



novembre 2011

Un classico di Bordeaux, ben fatto. Château Belgrave, 59 ettari in appellation Haut-Médoc, fa capo al gruppo Dourthe ed è distribuito in Italia in esclusiva da Balan. Per Jean-Baptiste Prot, direttore export Italia del gruppo Thiénot, cui il cru fa capo, «Belgrave è un vino in pieno stile saint-julien, denominazione dalla quale, del resto, ci separa solo un rigagnolo». E di Saint-Julien, questo cinquième cru classé ha senza dubbio la ricerca dell'eleganza. Ma di più, Belgrave è la ricerca - e si può dire senza troppe remore, il raggiungimento - del concetto tutto bordolese di equilibrio.
Equilibrio nell'assemblaggio, che dopo aver teso per alcuni anni verso il merlot (forse un po' troppo), è tornato a una saggia prevalenza del più rigoroso cabernet sauvignon, come da vocazione territoriale e da tradizione, scelta duratura.
Equilibrio nelle sensazioni gustative, dove la morbida accondiscendenza dei bordeaux di stampo moderno è domata da una presenza tannica il più delle volte matura e levigata, ma senza eccessi svenevoli. E dove il tannino tende la mano all'acidità, costruendo attorno all'alcol una struttura capace, a suo modo, di supplire alla carenza di una vera sapidità minerale, il neo di Belgrave.

«La consulenza di Michel Rolland - precisa Prot - interviene solo in fase di assemblaggio. Non in vigna, non in vinificazione, quando gestiamo tutto da noi».
Il risultato, è un vino che si definisce come un bordeaux più classico che tradizionale, ma anzi al tempo stesso d'impostazione abbastanza moderna. Godibile, sicuro, soffice ma non dolce, maturo ma non surmaturo, eccede a tratti nella gestione del rovere (più sul piano aromatico che nel sapore), e forse in un'estrazione appena esuberante in alcuni millesimi. In compenso, nessuna nota verde e una discreta tenuta nel bicchiere.
Belgrave resta un vino sempre piacevolmente bevibile, anche a tavola, sia nelle versioni ormai mature, sia in quelle ancora “ruspanti” di giovinezza, come l'intrigante 2009 da poco in bottiglia, che promette bene. Un risultato nient'affatto scontato, in un bordeaux moderno e di filosofia convenzionale.

Château Belgrave è lontano dalla classe cristallina e soprattutto dalla profondità gustativa dei pochi veri grandi terroir bordolesi. Ma la sua qualità fatta di stile e buona tecnica esecutiva segna nettamente il paradosso della distanza siderale tra i prezzi dei cru più prestigiosi - giunti a livelli grotteschi - e quello dei buoni vini girondini. A Bordeaux e nella sua filosofia produttiva, quando il terroir latita, un saggio stile produttivo dimostra di poter supplire.

La scheda
Château Belgrave si estende su 59 ettari, così coltivati: 48% di merlot, 44% di cabernet sauvignon (in aumento), 4% di cabernet franc e 4% di petit verdot (questi ultimi due non sempre utilizzati). Un'ampio programma di reimpianti, iniziato alla fine degli anni Ottanta, fa sì che l'età media delle viti sia piuttosto bassa (sui 20 anni), cosa comune nel Médoc. La densità d'impianto varia da 6.500 a 10.000 ceppi ettaro. I vigneti sono inerbite tra i filari.
La vendemmia è manuale; prima della vinificazione si procede a una cernita delle uve su table de tri. La vinificazione avviene prevalentemente in inox con controllo della temperatura e in parte in legno. L'affinamento su fecce fini avviene in barrique nuove (tra il 60 e il 70%), di secondo e di terzo passaggio; dura da 12 a 15 mesi.
Il direttore aziendale è Frédéric Bonnaffous. Il capo agronomo Olivier Gayrard. Il capo cantiniere Antoine Gonzales.
La produzione annuale si attesta sulle 250mila bottiglie. In enoteca le annate più recenti si vendono attorno ai 40/45 euro.

La degustazione verticale

Château Belgrave 2009
Notevoli fruttato e pienezza.
Bocca solida e succosa, di bella pienezza, con una grinta assolutamente degna di nota; ha una bella sapidità, rispetto ad altre annate più carenti.
(In quest'annata il cabernet sauvignon torna dominante, attorno al 75%)


Château Belgrave 2008
Bel fruttato integro e vinoso, con un tocco etereo/alcolico.
In bocca è appena diluito, con una certa mancanza in termini di sapidità. Si avverte ancora la presenza del legno e nel finale l'alcol riemerge con una sensazione leggermente bruciante.
Non ancora pronto (meno godibile del 2009!) anche se discretamente fine.
(cabernet sauvignon 65%, merlot 25%, petit verdot 10% circa)

Château Belgrave 2007
Aperto e fruttato, dal naso piuttosto semplice.
Molto più morbido e accondiscendente, con una sua scorrevole liquidità e un certo volume.
Finale più scucito. La versione di gran lunga meno profonda e meno interessante della verticale.
(Blend classico, senza petit verdot ma con cabernet franc)

Château Belgrave 2006
Naso docile e piuttosto raffinato, con una sua accessibile compiutezza.
Bocca fine, già fusa e cremosa, con un finale coerente.
Espressione ben riuscita di un'annata fondata sulla discrezione e l'equilibrio. Vino da godere oggi, e con un potenziale di qualche anno.

Château Belgrave 2005
Impatto olfattivo non molto pulito, ha bisogno di tempo; forse ridotto. Più chiuso e controverso (note di pomodoro) di altre annate costruite sulla linearità.
In bocca spiccano i tannini che definiscono una trama serrata e un po' estratta; torna anche il legno.
Il finale non dà quel senso di compiutezza e sostanza che si potrebbe attendersi dall'annata.
Non facile ritrovare i riferimenti dei migliori 2005, millesimo tanto celebrato. Vino forse ancora giovane, ma non particolarmente promettente.
(In quest'annata il merlot è prevalente: 55% circa)

Château Belgrave 2000
Bel naso compiuto e già evoluto, con un tocco vegetale ancora radicato nel profumo ma maturo; non manca una dolcezza seduttrice.
In bocca una certa dolcezza è contrastata da un'accoppiata tannino/acidità presente, anche se un po' polverosa. Buona finezza. La dolcezza della parte fenolica (più che del legno, ci sembra) è evidente, e tornano note di tabacco cubano.
Finale appena polveroso.
Buon vino, evoluto, al suo culmine, che non ha davanti a sé una lunga curva evolutiva. Ricorda un po' il 1995 e il 1990, per il loro calore ben espresso.
(In quest'annata il merlot si attesta sul 40%)

Un sentito ringraziamento a Fabio Balan e all'azienda per averci dato la possibilità di partecipare alla degustazione.


Scrivici: redazione@possibilia.eu
     
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