Il periodico
Dopo una laboriosa (e avventurosa) preparazione, a ottobre 2009 esce il
numero zero di www.possibilia.eu periodico online per curiosi. Una realizzazione
che riflette l'orizzonte libero e senza preconcetti della nostra linea editoriale.
Da subito, un gruppo di autori aderisce al progetto, alcuni dei quali formano
il nucleo redazionale più stabile.
Possibilia si non si propone di fare informazione in senso stretto: tante
altre testate più veloci e attrezzate ricoprono già questo ruolo. La nostra
rivista desidera offrire ai suoi lettori contenuti insoliti, dando diritto
di cittadinanza a temi o chiavi di lettura spesso trascurati o snobbati.
Un periodico generalista a 360 gradi? Solo in parte. Possibilia non funziona
per compartimenti tematici, ma per modalità di approccio alla materia. Accoglie
così una sezione per Dilettarsi, una per Pensare e una per Sorridere. Si
aggiungono una sezione di News - la sezione “d'attualità” della testata
- e una sezione destinata ai Pubbliredazionali, con lo scrupolo di mantenere
eticamente distinti contenuti commerciali e redazionali, valorizzando così
entrambi.
Con la nuova versione della rivista, inaugurata nel 2012, abbiamo deciso
di aggiungere una sezione (le Rubrilie) dedicata alle nostre passioni: il
vino, il rugby e il viaggio.
Contatta la redazione: redazione@possibilia.eu
I libri
Nel 2010, gli esiti incoraggianti della rivista e il desiderio di ampliare
il progetto editoriale dànno vita alla parte cartacea della nostra attività.
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LUOGHI L'ultimo
Juke Joint Perso nei campi
di cotone “Poor Monkey's Lounge”: l'essenza della cultura del
Delta del Mississippi. di Federico
Scoppa |
novembre 2011
Poor Monkey, povera scimmia, al secolo Willie Seaberry: sessantacinque
anni, agricoltore diurno, per due sere a settimana orgoglioso gestore
del piccolo club Poor Monkey's Lounge, l'ultimo vero juke joint,
a Merigold, Mississipi. Programmazione alternata: al martedì il locale
è riservato alle esibizioni delle spogliarelliste, esuberanti ragazze
direttamente da Memphis, a due ore d'asfalto lungo la Highway 61,
mitica strada del blues. Il giovedì, invece, l'appuntamento è “famigliare”:
non serate per bambini, ma, semplicemente, non si tengono strip e
la clientela è costituita perlopiù da abitanti delle città limitrofe
e lavoratori agricoli d'origine afroamericana: vengono per divertirsi,
ascoltare musica, ballare moderno Rhythm & Blues e bere birra.
Monkey abita nello stesso stabile. Accoglie gli avventori in maniera
amichevole, con una certa eleganza: entra ed esce dalla camera da
letto, ogni volta indossando un abito diverso. Ne ha oltre cento,
afferma con una punta d'esibito orgoglio. Lo shack, alla lettera
“catapecchia”, è costituito da un paio di stanze, uno spazio per il
biliardo, una cucina-bar. Sul retro, la stanza in cui Willie dorme
quando il locale è chiuso, quando non è impegnato a intrattenere clienti.
Il locale è quasi unico nel suo genere, ormai: un tempo, i juke
joint erano molto diffusi nel Sud; punti di ritrovo obbligati
per braccianti agricoli, raccoglitori di cotone, spiantati d'ogni
sorta e musicisti, tutti rigorosamente di colore. Nella metà del secolo
scorso, la meccanizzazione della cotonicoltura fu la causa della massiccia
emigrazione verso nord e la progressiva scomparsa di queste storiche
baracche-club. Qui è nato, cresciuto e si è sviluppato il Blues; qui
suonava Robert Johnson, assassinato per avvelenamento da un barista
geloso della moglie; qui, durante un incendio, leggenda vuole che
B.B. King fosse rientrato a salvare la sua chitarra dalle fiamme per
poi apprendere, il giorno dopo, che una ragazza di nome Lucille nel
rogo aveva perso la vita. Da allora, tutte le chitarre del Re del
Blues recano il nome di tale fanciulla.
Sono passati anni, decenni, facce e storie dal Poor Monkey's. Sono
cambiate molte cose, forse è cambiato tutto: le condizioni di vita,
le aspirazioni, i sogni. Nemmeno il blues risuona tanto spesso tra
le sue mura ormai leggendarie, ma, nonostante tutto, lo spirito rimane
lo stesso.
Il lounge è sempre là, nei pressi di Merigold, poco distante dalla
61: l'entrata costa 5 dollari, il biliardo 75 centesimi a partita,
le birre 2 dollari per lattina. Non c'è da spendere molto per passare
una serata nel cuore del Mississippi, tra memorie evocate e vita quotidiana,
fatta d'accoglienza, musica, birra e povertà. Il juke
joint è raggiungibile percorrendo la Highway 61 da Merigold, cittadina
nella contea di Bolivar, una delle più povere dell'intero stato del
Mississippi, verso nord.
Qualche miglia fuori dalla cittadina si svolta sulla sinistra su di
una strada nei campi di cotone (Pemble Rd.), dopo poco sempre sulla
sinistra imboccare una stradina sterrata, l'unica cosa che si trova
su questa strada oltre al cotone è Po' Monkey.
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