(fotografia © Fab5669)
di Samuel Cogliati
12 luglio 2020
Quando si parla di sfruttamento dal lavoro agricolo, il pensiero corre subito al Sud Italia, con le condizioni ormai note dei tanti lavoratori stranieri che raccolgono verdura nei campi pugliesi o campani. Difficilmente si pensa alla Champagne.
Eppure in Francia la stampa sta mettendo sotto i riflettori il processo svolto gli scorsi 1, 2 e 3 luglio al tribunale di Reims, e che vede imputate 6 persone (di 3 aziende complessive), accusate di sfruttare un’attività lavorativa dissimulata, impiegare manodopera straniera senza titolo di soggiorno, ospitarla in condizioni indegne e persino tratta di esseri umani.
Questa la vicenda riportata da varie fonti concordanti: nell’agosto del 2018 la gendarmeria francese scopre due gruppi di persone irregolari, impiegate nella raccolta delle uve nell’Aube e in un Grand cru della Marne. In tutto oltre 120 lavoratori di origine afgana e africana, sottoposti a giornate di lavoro estenuanti e stipati in 15 o 20 in una stanza, con materassi posati per terra, senza acqua calda e nutriti con cibi avariati. Alcuni di loro non sarebbero stati in possesso di un contratto di lavoro e altri non sarebbero neanche stati pagati.
La manodopera sarebbe stata reclutata in centri d’accoglienza di Parigi o addirittura in Spagna. A impiegarli, le tre società contoterziste sotto accusa, incaricate di gestire la vendemmia in subappalto per conto di altre società. Un ex responsabile di produzione di una nota maison de négoce figura a titolo personale tra le persone a conoscenza dei fatti, ma nessuna grande marca è imputata: i beneficiari finali della materia prima sarebbero infatti stati all’oscuro della vicenda. Sembra che gli accusati, inoltre, abbiano contestato i fatti. Tuttavia, scrive la testata France Bleu Champagne-Ardenne, l’ex responsabile di produzione avrebbe dichiarato di «essere pentito e di vergognarsi di aver fatto parte di un sistema che ha abusato di esseri umani».
Il procuratore ha richiesto pene comprese tra 6 mesi con la condizionale e 3 anni di carcere. La sentenza è prevista per l’11 settembre. •