Il periodico
Dopo una laboriosa (e avventurosa) preparazione, a ottobre 2009 esce il
numero zero di www.possibilia.eu periodico online per curiosi. Una realizzazione
che riflette l'orizzonte libero e senza preconcetti della nostra linea editoriale.
Da subito, un gruppo di autori aderisce al progetto, alcuni dei quali formano
il nucleo redazionale più stabile.
Possibilia si non si propone di fare informazione in senso stretto: tante
altre testate più veloci e attrezzate ricoprono già questo ruolo. La nostra
rivista desidera offrire ai suoi lettori contenuti insoliti, dando diritto
di cittadinanza a temi o chiavi di lettura spesso trascurati o snobbati.
Un periodico generalista a 360 gradi? Solo in parte. Possibilia non funziona
per compartimenti tematici, ma per modalità di approccio alla materia. Accoglie
così una sezione per Dilettarsi, una per Pensare e una per Sorridere. Si
aggiungono una sezione di News - la sezione “d'attualità” della testata
- e una sezione destinata ai Pubbliredazionali, con lo scrupolo di mantenere
eticamente distinti contenuti commerciali e redazionali, valorizzando così
entrambi.
Con la nuova versione della rivista, inaugurata nel 2012, abbiamo deciso
di aggiungere una sezione (le Rubrilie) dedicata alle nostre passioni: il
vino, il rugby e il viaggio.
Contatta la redazione: redazione@possibilia.eu
I libri
Nel 2010, gli esiti incoraggianti della rivista e il desiderio di ampliare
il progetto editoriale dànno vita alla parte cartacea della nostra attività.
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foto di Ferdinando Baron |
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Trasporti e stazioni
a Londra Guardian angels
sang this train Passato e
futuro del ferrotrasporto in Patria. di
Ferdinando Baron |
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Chi ama Londra e vuole esplorarla in tutte le sue forme deve affrontare
un viaggio in treno. Del resto, come ricordano con residuo orgoglio
vittoriano gli inglesi, “La Gran Bretagna ha dato le ferrovie al mondo”.
Di conseguenza, spulciare le timetable e cercare il treno giusto
tra i vari platform è un tuffo nella Storia e nella cultura,
oltre che un'avventura economica e di sopravvivenza: la rete inglese,
infatti, oltre che la più vecchia, stando ai resoconti e alle polemiche
pubblicate sui giornali e alle lamentele dei pendolari nei vari blog,
sarebbe anche una delle meno efficienti d'Europa. Don't
skip intro
Londra può contare su un sistema di trasporto passeggeri sviluppatosi
già nell'Ottocento. Il primo tratto, in città, vide la luce nel 1836,
dalla stazione di London Bridge sulla linea Londra-Greenwich. L'anno
successivo apriva Euston e quello dopo Paddington. Da allora di acqua
sotto i ponti (ferroviari) ne è passata assai e la rete si è sviluppata
a macchia d'olio, di pari passo con l'espansione industriale. Numerosi
studi sociali e storici hanno infatti dimostrato la relazione tra
l'arrivo delle strade ferrate, la crescita demografica dei villaggi
e della città e lo sviluppo economico. Il treno ha creato nuovo spazio
e nuovo tempo, avvicinando la campagna alla metropoli.
Il primo impatto si è avuto sull'alimentazione: i londinesi hanno
potuto avere a disposizione verdure fresche, latte e prodotti agricoli
che prima solo immaginavano. La dieta è migliorata, e così anche la
vita degli operai che hanno potuto lasciare i luoghi malsani vicini
alle fabbriche infernali della città, per approdare nella periferia
e diventare pendolari grazie al treno. Sempre con il treno è iniziata
l'espansione di Londra, quasi tutta raccolta nell'area della City
e di Westminster prima che aprissero i servizi ferroviari passeggeri.
Il treno ha anche migliorato la tecnologia del motore a vapore, che
si è poi potuta applicare alle navi, rivoluzionando i trasporti marittimi
su scala mondiale. È stata una spinta propulsiva (insieme alla diffusione
della stampa) che ha permesso alle élite culturali di inculcare ai
cittadini il concetto di nazione britannica dalla Scozia alla Manica.
Grazie al treno, infatti, gli inglesi, i gallesi, gli scozzesi e così
via (lo stesso è accaduto nelle colonie) hanno potuto leggere, a pochissime
ore di distanza l'uno dall'altro, gli stessi quotidiani, gli stessi
libri, gli stessi manifesti e annunci. Sempre il treno ha creato il
tempo così come lo misuriamo oggi. Greenwich e il suo meridiano zero
non sono concepibili se non in funzione dell'esigenza di creare un
orario ferroviario basato sull'uniformità della misurazione del tempo
da Glasgow a Dover.
Il treno e l'orologio, dunque, sono compagni di viaggio. L'uno ha
introdotto la certezza dell'arrivo a destinazione delle merci. L'altro
ha permesso di rendere uniforme il quando dell'arrivo: un quando
uguale per tutti, che a sua volta ha dato alla Britannia la sicurezza
di ciò che era: una grande potenza in ascesa. Nell'immaginario collettivo
inglese, il treno ha rappresentato la Britishness al pari del
British Museum e prima del Big Ben. Tanto che, ancora oggi, c'è chi
crede che la ferrovia sia il miglior modo di capire la psiche dei
sudditi di Sua Maestà: un misto di «ingenuità, incompetenza, nostalgia,
corruzione, humor, capacità di sofferenza e persino repressione sessuale»,
come scrive Matthew Engel nel suo delizioso Eleven Minutes Late.
Engel ha viaggiato in lungo e in largo utilizzando il sistema ferroviario,
da Penzance (Cornovaglia) a Thurso (punta settentrionale della Scozia).
E dentro la città di Londra? E' un viaggio nel viaggio, e vedremo
perché. Sorry, we are late
Innanzi tutto una premessa: le ferrovie inglesi sono tornate in mano
ai privati (come agli inizi della storia ferroviaria britannica) dal
1996. A muovere i treni non è una società dello Stato, ma tante compagnie
dai nomi svariati: Thameslink, Virgin Rail, First Capital Connect,
Southern, eccetera. Sono riunite nell'associazione di categoria Atoc,
e hanno realizzato, per informare i passeggeri, il sito www.nationalrail.co.uk.
Nello spazio online, non è però riportata la prima cosa da fare quando
si entra in una stazione ferroviaria di Londra: cioè capire che ore
sono. Perché le tariffe possono variare sensibilmente (tanto sensibilmente)
se si vuole utilizzare il treno nell'ora di punta oppure in momenti
più tranquilli. Nel primo caso, prima di chiedere al ticket service
il costo del viaggio è bene accertarsi di non avere problemi cardiaci,
né di essere accompagnati da cardiopatici alfabetici, cioè in grado
di riconoscere il numerino sul display e associarlo correttamente
alle sterline (e non alle distanze chilometriche nello spazio siderale).
Un altro avvertimento importante è verificare sempre lo “stato del
servizio”: l'espressione “good service” (che in metropolitana
è sinonimo di giubilo e feste prolungate per giorni e giorni da parte
dei pendolari) è bandita dai tempi di Enrico VIII. Anche la formula
“service disruptions”, che si legge sul sito della National
Rail è vietata, pena la decapitazione immediata al binario 13. Meglio
un rassicurante “engineering works”, per spiegare qualsiasi
cosa non funzioni sulla rete, che ricorda tanto il caro vecchio italianissimo
“stiamo lavorando per voi”. Anche perché - nonostante interruzioni
e problemi - il biglietto ve lo venderanno lo stesso: eventuali disagi
sono un problema personale. Occhio, inoltre, ai vari Airport express,
cioè ai treni diretti per gli aeroporti: costano almeno tre volte
di più dei treni locali, che pure in aeroporto ci arrivano lo stesso,
impiegandoci quasi il medesimo tempo.
Le cose vanno meglio se si sceglie la rete di Overground, cioè la
rete urbana londinese, gestita dalla Tfl e collegata alla rete metropolitana
sotterranea. Proprio quest'ultima permette al viaggiatore curioso
di girare Londra anche in treno senza spendere una follia.
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foto di Ferdinando Baron |
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Su e giù per Londra (e qualche numero)
La città conta 350 stazioni all'interno dell'area metropolitana denominata
Greater London. Nella Londra “vera e propria” (cioè l'Inner
London corrispondente alla zona 1 del sistema tariffario, in pratica
l'area centrale della città), ci sono 17 stazioni ferroviarie principali.
La più moderna e appariscente è St. Pancras, dove si attestano gli
Eurostar dall'Europa, dopo aver attraversato il tunnel della Manica.
La più famosa, per i non inglesi, è King's Cross: qui esiste il binario
9 e 3 quarti, che tutti i lettori della saga di Harry Potter conoscono.
Complessivamente (se si esclude la metropolitana) il servizio ferroviario
di Londra può contare su 700 km di binari. Londra non conosce il concetto
di stazione centrale dalla quale passa tutta la rete (come accade
ancora, ad esempio, nelle città italiane). Al suo posto ci sono stazioni
collocate in varie parti della metropoli sulle quali si attestano
le varie linee, a seconda della provenienza geografica (come nelle
caselle del Monopoli, con le stazioni di nord ovest, nord e nord est,
sud ovest, sud e sud est). Il collegamento tra le varie stazioni via
ferro, inoltre, è stata un'esigenza sorta solo in un secondo momento,
rispetto alla posa forsennata di binari realizzata agli inizi dell'800
dalle varie compagnie in maniera autonoma l'una dall'altra. Proprio
l'idea di servire le stazioni e decongestionare le strade da carri
e carrozze ha portato alla nascita della metropolitana, altra invenzione
londinese esportata in tutto il mondo. Sconosciuta, infine, (ma ancora
per poco) l'idea di un passante, cioè di un tunnel che attraversi
da nord a sud l'area centrale (è stata Parigi la prima città a sperimentarlo):
un'opera di questo tipo è in costruzione sotto il Tamigi ma non sarà
pronta prima del 2011. Game over(ground)
Londra è però abituata a cambiare in fretta. E visto che si parla
di conoscere la capitale inglese osservandola dai finestrini, non
c'è niente di meglio che utilizzare il già citato servizio London
Overground. Si tratta di una sorta di metropolitana di superficie,
con le stesse tariffe della metro e più integrato alla rete della
Tube di quanto non siano le ferrovie. Overground è operativa
solo da un paio di anni e raggruppa quattro linee ferroviarie preesistenti,
gestite dalla compagnia Silverlink, tutte collegate tra loro. La rete
attuale si sviluppa in gran parte nel Nord di Londra, ma interessa
anche il Sud Est. Parte da Richmond (Sud Ovest) e arriva a Stratford
(stazione delle Olimpiadi del 2012, Nord Est. Il servizio completo
attraversa 20 dei 33 borough da cui è formata la Greater London (si
tratta di immensi “quartieri”, anche se il termine è riduttivo). Ma
il programma di investimenti non è finito: la parte di Overground
che corre a sud est del centro sarà collegata alla parte nord, creando,
a un anno dalle Olimpiadi 2012, un quasi anello ferroviario con frequenza
da metropolitana, molto più esteso della Circle Line. Sarà una seconda
circonvallazione - anche se incompleta nel tratto Sud Est-Sud Ovest
- paragonabile per estensione al sistema di tangenziali stradali di
Milano.
Transport for London, l'autorità che si occupa del coordinamento e
del funzionamento del trasporto pubblico londinese, spenderà per questo
progetto 326 milioni di sterline. Un altro tratto, per chiudere l'anello
anche nella parte sud, prevedrà un nuovo braccio da New Cross a Clapham
Junction, realizzando quindi l'intero percorso ellittico. Ed è proprio
la parte sud di Londra quella più carente dal punto di vista dei binari
sotterranei, mentre la ferrovia ha rappresentato un importante nodo
di sviluppo della zona. Storicamente il Sud è sempre stato considerato,
dagli stessi Londoners, “altro” rispetto alla città, sviluppata principalmente
sulla riva nord del Tamigi, tra l'attuale torre di Londra e la cattedrale
di St. Paul.
Il Sud Est della Capitale, invece, è stato per prima cosa un comodo
punto di scarico delle merci trasportate via nave sul Tamigi e di
conseguenza abitato dai ceti popolari che lavoravano nei docks
(i magazzini, inizialmente posti sulla riva sud del fiume). La metropolitana
- estesasi in gran parte tra il 1860 e il 1933 - ha ignorato il Sud,
soprattutto a causa della difficoltà di attraversamento del Tamigi
in sotterranea. Ecco il motivo per cui Overground dovrebbe coprire
una mancanza palese anche al viaggiatore distratto. Una prova? Basta
prendere un autobus diretto a Sud (ad esempio il 155) e subito dopo
aver attraversato il Tamigi, il mezzo rimarrà imbottigliato nel traffico
e nelle code di automobili, assai più rare nel centro della città,
dove è in vigore la congestion charge, la tassa che le automobili
devono pagare per poter accedere a questa zona. Alto fattore che spinge
i londinesi del Sud a mettersi al volante sono le già citate tariffe
ferroviarie: motivo per cui Overground dovrebbe avere un buon successo
tra i pendolari.
Cartina alla mano, dunque, non resta che saltare sul primo aereo e
una volta atterrati nella capitale britannica, puntare verso una stazione
ferroviaria. Edificio che, rappresentando una parte importante della
storia di Londra e della vita dei suoi residenti, si può definire
davvero un “luogo comune”. Anche se, a proposito di luoghi comuni,
sui treni britannici nessuno, durante l'ora di punta, avrà mai abbastanza
spazio tra sé e il vicino appiccicato alla sua spalla per tirar fuori
dalla tasca una tazza di tè Earl Grey e un paio di digestive
cookies. Peccato: sarebbe un gesto very British.
“Summary execution if you fail to show on demand a valid
ticket”. La minacciosa scritta, con tanto di cappio disegnato, appiccicata
al posto di quella vera (che prevede non una “sommaria esecuzione”
se il controllore ti trova con biglietto non valido, ma una più tranquilla
“penalty fare”, cioè una multa) su un vagone della metropolitana di
Londra racchiude tutta l'ironia del pendolare che vive nella città
sul Tamigi. Perché il viaggio utilizzando le rotaie è un'esperienza
a tutto tondo. Tattile, quando si sta stretti stretti come sardine,
durante le peak hours, cioè le ore di punta e ti tocca il sedere una
simpatica vecchietta irlandese, mentre tu credi che sia Naomi Campbell.
Olfattiva, con una varietà degna di un mercato arabo, dall'odore dei
cibi etnici a quello della sporcizia, dal profumo della vicina che
vorrebbe nascondere un terribile venerdì sera a quello pungente della
ruggine. Visiva, con tanto di fili elettrici scoperti e lasciati scorrere,
come serpentelli di campagna, le pubblicità colorate dei musical lungo
le scale mobili, le mode che si incrociano: un sari sfiora un tight,
jeans e maglietta di fianco a tailleur, chador che non guardano magliette
scollate e felpe della squadre di calcio. Uditiva e davvero c'è n'è
per tutti i gusti: dalla bella vocina cantilenata della Piccadilly
line, che si mangia le parole, dicendo più o meno… “Thìs (pausa) ispiccadillystation
(pausa) change hère (pausa) to gosfordparkbigbangarsenalholigans”,
ai menestrelli con chitarre, violini, e vari strumenti musicali nei
corridoi di accesso alle stazioni. Gusto: dal sushi all'hot dog, passando
per la pizza e il kebab, appena fuori o dentro la metropolitana, non
manca davvero nulla. Ma se si vuole davvero vivere a fondo l'esperienza
nella tube, anche lontano dalla Manica, vale la pena visitare due
siti molto divertenti, che riuniscono l'ironia e il senso pratico
dei Londoners. Uno è il blog ufficiale dei pendolari della metro di
Londra: http://london-underground.blogspot.com/. L'altro è uno spazio
web dove comprare simpatici stickers, ideale per chi ha il sonno facile
nei vagoni: www.wakemeupat.com/stickers/stickers.html. Davvero è facile,
specie la sera, che qualcuno, colpito da Morfeo, appoggi la testa
su quella del vicino e si faccia una bella ronfatina. Ma ci sarà qualcuno
che “mi sveglia alla stazione di...”, come chiede gentilmente l'adesivo?
Verrebbe da rispondere, “Provare per credere”. Ferdinando
Baron, giornalista professionista dal 2003, cronista e narratore,
è corrispondente del Corriere della Sera per il Nordmilano |
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