Il periodico
Dopo una laboriosa (e avventurosa) preparazione, a ottobre 2009 esce il
numero zero di www.possibilia.eu periodico online per curiosi. Una realizzazione
che riflette l'orizzonte libero e senza preconcetti della nostra linea editoriale.
Da subito, un gruppo di autori aderisce al progetto, alcuni dei quali formano
il nucleo redazionale più stabile.
Possibilia si non si propone di fare informazione in senso stretto: tante
altre testate più veloci e attrezzate ricoprono già questo ruolo. La nostra
rivista desidera offrire ai suoi lettori contenuti insoliti, dando diritto
di cittadinanza a temi o chiavi di lettura spesso trascurati o snobbati.
Un periodico generalista a 360 gradi? Solo in parte. Possibilia non funziona
per compartimenti tematici, ma per modalità di approccio alla materia. Accoglie
così una sezione per Dilettarsi, una per Pensare e una per Sorridere. Si
aggiungono una sezione di News - la sezione “d'attualità” della testata
- e una sezione destinata ai Pubbliredazionali, con lo scrupolo di mantenere
eticamente distinti contenuti commerciali e redazionali, valorizzando così
entrambi.
Con la nuova versione della rivista, inaugurata nel 2012, abbiamo deciso
di aggiungere una sezione (le Rubrilie) dedicata alle nostre passioni: il
vino, il rugby e il viaggio.
Contatta la redazione: redazione@possibilia.eu
I libri
Nel 2010, gli esiti incoraggianti della rivista e il desiderio di ampliare
il progetto editoriale dànno vita alla parte cartacea della nostra attività.
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Edilizia & ambiente:
la migliore soluzione ecologica Si
fa presto a dire “passiva” Quella
casa che si riscalda e raffresca da sola. di
Daniele Palma |
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Quanti chilometri percorre un’auto nuova con un litro di gasolio?
Circa 20. Che cosa pensereste se qualcuno vi dicesse che ci sono auto
che con un litro di gasolio percorrono 100 chilometri?
Questo è solo un modo un po’ curioso per rendere l’idea di quanto
consumi una casa passiva. Una casa passiva consuma dieci volte meno
di una residenza costruita fino a circa cinque anni fa, e più o meno
cinque volte meno di una casa costruita nel rispetto delle leggi attuali.
Se ne deduce che la casa passiva va oltre quanto richiesto dalla legge,
è in sostanza una casa “fuorilegge”, nel senso buono del termine.
Infatti, per ora si tratta di un modello costruttivo puramente volontario,
anche se la Germania si appresta a farlo diventare standard di legge
dal 2015. Che cos’è una casa passiva?
Una casa passiva è un edificio in cui è possibile mantenere un ambiente
interno confortevole senza ricorrere a sistemi attivi di riscaldamento
e condizionamento. In sostanza, si riscalda e si raffresca da sola:
da qui il termine “passiva”.
Questa è la definizione intesa da coloro che hanno dato vita al concetto
di Passivhaus, secondo il termine originale di lingua tedesca.
Il concetto è nato nel maggio del 1988 dalla collaborazione tra Bo
Adamson, professore emerito dell’università svedese di Lund, e il
fisico tedesco Wolfgang Feist.
Feist realizzò il primo esempio in Germania nel 1991 a Darmstadt-
Kranichstein e nel 1996 fondò il Passivhaus Institut, che si occupa
di ricerca e sviluppo nel campo dell’utilizzo efficiente dell’energia.
A ben vedere, anche gli standard costruttivi attuali (vedi D.Lgs.
192/05 e successive modifiche e integrazioni), pur rompendo nettamente
con quelli del passato, in realtà impongono limiti ancora blandi alle
dispersioni energetiche degli edifici. Un edificio realizzato nel
2009, che rispetti i limiti minimi di legge, consumerebbe comunque
4-5 volte più di una casa passiva.
Come mai allora non si costruiscono case passive, visto che fanno
risparmiare così tanto e aiutano a preservare l’ambiente? I motivi
sono diversi, uno fra tutti l’insufficiente diffusione delle conoscenze
sul tema. È ancora scarsa la sensibilizzazione dell’utente,
che paga le bollette. A ciò si aggiunge la “sindrome dell’uovo e della
gallina”: senza la possibilità di sperimentare una Passivhaus,
il pubblico non è disponibile a investire in qualcosa che può apparire
non testato, o non ancora sufficientemente affidabile.
Altri motivi sono legati alla necessità di adattare alle nostre latitudini
un modello che è nato per i climi rigidi del nord Europa (cfr. box
alle pagg.9-10). È importante comunque sottolineare che,
al di là degli aspetti energetici, l’obiettivo principale della casa
passiva resta quello di creare un posto in cui le persone possano
vivere con un alto livello di benessere. Il risparmio energetico è
una naturale conseguenza di questa filosofia. Lo Standard
Passivo
In sintesi, lo standard consiste fondamentalmente di tre elementi:
• un limite di uso energetico (per riscaldamento/raffrescamento),
• un requisito di qualità (comfort termico), • un insieme definito
di sistemi passivi preferenziali che permettono di rispettare i requisiti
di energia e qualità a costi sopportabili.
I sistemi passivi preferenziali utilizzati per rispettare i requisiti
da casa passiva sono tipicamente: • ottimo isolamento dell’intero
involucro (pareti, tetto, pavimenti), • finestre ben isolate (tripli
vetri), • assenza di spifferi (verificata con apposita strumentazione),
• sistema di ventilazione con recupero di calore ad alta efficienza.
In altri termini, si ricambia l’aria interna costantemente, per il
minimo che serve, facendo uscire l’aria viziata e immettendo aria
fresca dall’esterno. Ma per recuperare il calore dell’aria interna
(che d’inverno arriva a 20°C), i due flussi d’aria vengono fatti incrociare
in uno scambiatore di calore, che in sostanza trasferisce il calore
dall’aria calda che si espelle a quella esterna (fredda d’inverno)
in modo da riscaldarla prima di inviarla agli ambienti della casa.
Per i climi dell’Europa Centrale, questi miglioramenti nell’efficienza
energetica hanno come conseguenza la possibilità di semplificare il
sistema di riscaldamento. Diventa possibile mantenere l’edificio confortevole
semplicemente riscaldando l’aria che entra nell’edificio per garantire
un normale, salutare ricircolo. L’intero sistema di distribuzione
del calore può quindi essere ridotto a un piccolo post-riscaldamento
dell’aria di ventilazione (sistema di ventilazione meccanica con recupero
del calore. Nei giorni meno freddi d’inverno può essere sufficiente
inviare negli ambienti l’aria così come esce dallo scambiatore di
calore. Nei periodi più freddi, quando dallo scambiatore l’aria uscirebbe
troppo fredda, può essere riscaldata leggermente facendola passare
attraverso una serpentina in cui circola acqua calda, prodotta ad
esempio con una piccola pompa di calore). Si può fare a meno, in sostanza,
di un impianto di riscaldamento al quale siamo abituati (caldaia e
radiatori, ad esempio). Alcuni dubbi sulle case passive
A volte si sente dire che nelle case passive non è permesso aprire
le finestre, per non disperdere energia. In realtà, non è assolutamente
proibito aprire le finestre, tuttavia non è necessario, visto che
è presente un sistema meccanico di ventilazione che ricambia l’aria
quanto basta per mantenerla fresca e pulita, con indubbi vantaggi
per la salute. Se qualcuno fosse abituato ad aprire le finestre appena
alzato, potrebbe continuare a farlo, ma nella consapevolezza che forse
a fine anno spenderà qualcosa in più di quanto previsto. Non sarà
comunque certamente un salasso! La casa passiva continuerà a consumare
meno di una casa tradizionale. I costi di una casa passiva
Le soluzioni tecniche tipicamente adottate in una casa passiva hanno
un costo relativamente accessibile: una casa costruita secondo i principi
dello standard passivo ha costi di costruzione al massimo del 10%
più elevati rispetto ad una casa tradizionale. In Germania i costi
aggiuntivi si aggirano intorno al 4-6%, perché lo standard tradizionale
tedesco è di per sé più restrittivo e quindi piu` costoso di quello
italiano. Come realizzare una casa passiva in Italia
In totale finora sono state costruite più di 8.000 case in Germania
e altrove in Europa Centrale (per esempio in Austria, Belgio, Svizzera,
Svezia) conformi all’attuale standard passivo. L’applicabilità del
modello passivo in altre zone d’Europa, in particolare l’area mediterranea,
deve ancora essere perfezionata.
A tal proposito è il caso di citare il progetto europeo “Passive-On”
(2005/06) coordinato a livello europeo dall’eERG (end-use Efficiency
Research Group) del Politecnico di Milano. Tale progetto si proponeva
di esaminare le modalità di estensione del progetto di costruzione
di case passive in particolare nell’Europa del sud. In queste regioni,
il problema dell’utilizzo domestico di energia non consiste solo nel
riscaldamento invernale, ma anche nel raffrescamento estivo.
Passive-On ha perciò proposto alcune modifiche allo standard Passivhaus
per renderlo più pertinente ai climi caldi. La definizione completa
revisionata dello standard Passivhaus è disponibile sul sito web del
progetto (http:// www.passive-on.org/it). I numeri della
casa passiva
Per chi ha dimestichezza con i kilowattora, riportiamo i punti principali
che definiscono l’attuale standard Passivhaus tedesco per i paesi
dell’Europa Centrale:
Riscaldamento: il fabbisogno di energia utile per il riscaldamento
ambientale non deve superare 15 kWh per m2 di superficie netta abitabile
per anno.
Energia primaria (ossia l’energia globale, che tiene conto delle perdite
di energia che si hanno in fase di produzione e trasporto dell’energia
fino all’edificio): la richiesta di energia primaria per tutti i servizi
energetici, inclusi riscaldamento, acqua calda sanitaria, elettricità
per l’abitazione e gli ausiliari, non deve superare 120 kWh per m2
di superficie netta abitabile per anno.
Tenuta all’aria: l’involucro edilizio deve garantire una notevole
tenuta all’aria, valutata mediante un test apposito (Blower Door Test).
Lo Standard Passivhaus proposto per i climi caldi europei prevede
alcuni punti aggiuntivi, in particolare il criterio di raffrescamento:
il fabbisogno di energia sensibile utile per il raffrescamento ambientale
non deve superare 15 kWh per m2 di superficie netta abitabile per
anno. Daniele Palma, ingegnere ambientale,
svolge attività di consulenza, progettazione e realizzazione di
interventi per l’efficienza energetica negli edifici e di impianti
alimentati da fonti rinnovabili
Il caso italiano - La casa italiana
La “casa passiva” per l'Italia sembra ancora un concetto fantascientifico.
Se si esclude la zona intorno a Bolzano, di cultura più germanica
che italiana, nel nostro Paese la situazione è molto diversa dal nord
Europa. A registrarlo è lo studio iniziato nel 2007 dal politecnico
di Milano “Passive-On”, che mirava alla formazione di una cultura
legata alla casa passiva anche nel sud Europa. In Italia, a scarseggiare
sono i progettisti e gli architetti competenti in questo campo. Perché
anche se questa tipologia di abitazione non si fonda su innovazioni
complicate, gli accorgimenti per la riuscita del risparmio energetico
sono parecchi. Necessaria una riflessione sulle modifiche da apportare
al modello per le regioni più calde. Se i Paesi come il nostro sono
avvantaggiati dagli inverni più miti, che permetterebbero degli strati
di rivestimento più leggeri, sono allo stesso tempo sfavoriti dalle
estati a temperature elevate. «In Italia si è soliti pensare al problema
del riscaldamento e non a quello del raffreddamento - spiega Paolo
Zangheri, tra i curatori di Passive-On -. In realtà i condizionatori
provocano danni notevoli all'ambiente surriscaldando le aree cittadine».
La casa passiva “all'italiana” tiene conto quindi di questo problema
grazie all'aggiunta di una pompa di calore geotermica. Per chiarire:
l'aria passa in un tubo sotterraneo raffreddandosi naturalmente. In
questo modo si rispetterebbero i limiti imposti dal marchio Passivhaus
di consumo non superiore ai 15 kWh annui al metro quadro anche in
estate. Elaborati anche i dati di risparmio economico nostrani: per
una Passivhaus nel nostro Paese i costi di costruzione aumenterebbero
del 10-15% . Aumento di spese che però, si è calcolato, si ammortizzerebbe
nel giro di 8-10 anni.
Giulia Pepe |
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