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Il periodico
Dopo una laboriosa (e avventurosa) preparazione, a ottobre 2009 esce il numero zero di www.possibilia.eu periodico online per curiosi. Una realizzazione che riflette l'orizzonte libero e senza preconcetti della nostra linea editoriale.
Da subito, un gruppo di autori aderisce al progetto, alcuni dei quali formano il nucleo redazionale più stabile.
Possibilia si non si propone di fare informazione in senso stretto: tante altre testate più veloci e attrezzate ricoprono già questo ruolo. La nostra rivista desidera offrire ai suoi lettori contenuti insoliti, dando diritto di cittadinanza a temi o chiavi di lettura spesso trascurati o snobbati. Un periodico generalista a 360 gradi? Solo in parte. Possibilia non funziona per compartimenti tematici, ma per modalità di approccio alla materia. Accoglie così una sezione per Dilettarsi, una per Pensare e una per Sorridere. Si aggiungono una sezione di News - la sezione “d'attualità” della testata - e una sezione destinata ai Pubbliredazionali, con lo scrupolo di mantenere eticamente distinti contenuti commerciali e redazionali, valorizzando così entrambi.
Con la nuova versione della rivista, inaugurata nel 2012, abbiamo deciso di aggiungere una sezione (le Rubrilie) dedicata alle nostre passioni: il vino, il rugby e il viaggio.

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I libri
Nel 2010, gli esiti incoraggianti della rivista e il desiderio di ampliare il progetto editoriale dànno vita alla parte cartacea della nostra attività.
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foto di Samuel Cogliati
Intervista a Maurizio Cheli, astronauta

Quando la Terra non basta
"È dallo spazio che sono diventato ecologista".

di Rosy Matrangolo

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È la storia di un sogno di bambino, di un desiderio diventato realtà. È la straordinaria esperienza di un cielo che si fa possibile e tangibile. Maurizio Cheli sapeva sin da piccolo che prima o poi sarebbe stato capace di superare i confini della Terra. E così, ancora bambino, iniziò a scrutare lo spazio infinito sopra la sua testa. Poi cominciò a studiarlo sui libri, quel cielo nero nero le cui regole sono imperscrutabili ai più.
Oggi Maurizo Cheli è l'unico astronauta non americano ad aver condotto una missione Nasa con la funzione di flight engineer, e fu proprio nel 1996, con la spedizione spaziale STS-75 dello Space Shuttle Columbia, che al pilota emiliano è stato assegnato il titolo di Commendatore della Repubblica Italiana.

Comandante Cheli, da piccoli abbiamo immaginato tutti per un momento di diventare astronauti, Lei ha fatto di un sogno di bambino la sua professione da adulto. Come è stato possibile?
Ci ho creduto davvero in quel sogno. Avevo le idee chiare e non ho mai desiderato altro. A dieci anni ero il bambino “fuori dal comune”, perché non sognavo come tanti altri di giocare a calcio o diventare famoso, ma passavo il tempo con i modellini d'aereo. E pensare che i miei genitori hanno preso l'aereo per la prima volta a 80 anni...

E dal sogno alla realtà? Qual è il percorso?
Tanto studio. Ho frequentato l'Accademia aeronautica di Pozzuoli, poi ho avuto la possibilità di fare esperienze fondamentali: un corso alla Empire Test Pilot's School in Inghilterra. È stato alla Nasa di Houston, però, che sono diventato ufficialmente astronauta, nel 1993. Difficilmente si può accedere in queste scuole, ho dovuto dimostrare tanta forza di volontà e impegno per raggiungere i miei obiettivi. Però fin qui è stata soprattutto teoria.

E la pratica?
Sono stato molto fortunato. Ci sono astronauti che aspettano per decenni l'occasione per volare nello spazio. Per alcuni, addirittura, quest'occasione non arriva mai. Io ho avuto la possibilità di compiere la mia prima missione piuttosto presto: nel 1996, conducendo in orbita il satellite italiano per la NASA, la missione STS-75. Sedici giorni in cielo, un'esperienza irripetibile.

Cosa accade in cielo? Ci faccia sognare di essere un po'astronauti...
Accade un miliardo di cose. Le sensazioni che si alternano sono diversissime. Addosso senti la responsabilità e la gioia di un incarico così importante: sai che il tuo lavoro testimonia il progredire dell'intera umanità, e dunque, vivi con estrema serietà l'importanza di ogni azione. Non si può sbagliare lassù, e non soltanto per la paura di morire - che comunque c'è - ma soprattutto perché sei un tassello di un progetto che ha coinvolto per anni lavoro e studio di tante persone. Scienziati e nazioni intere investono denaro e risorse nelle missioni spaziali. Non si può assolutamente sbagliare.

E a Cheli come uomo, che emozioni suscita lo spazio?
Non so descrivere che cosa ho provato quando ho visto la Terra dallo spazio. Si vedono nitidamente i colori e il mondo diventa di colpo così piccolo! Da lontano, il nostro pianeta è una palla blu silenziosa e tranquilla. Ciò che mi ha scioccato è distinguere nubi di inquinamento sopra le grandi città. È incredibile, ma proprio osservando quella piccola palla dal cielo, è cresciuto in me un forte senso di ecologia. Amare il nostro pianeta vuol dire rispettarlo, e solo in missione mi sono accorto di quali siano i gravi effetti di molti nostri atteggiamenti irrispettosi dell'ambiente. I colori del cielo, ancora, sono un vero spettacolo. Quando lo Shuttle attraversa l'atmosfera, i riflessi della luce hanno sfumature bellissime di mille colori, impensabile intuire un cielo così per chi sta a terra.

Durante il conto alla rovescia, a che cosa pensa un astronauta?
In realtà, il tempo per pensare è ben poco. In quei secondi stai attento a verificare che tutto sia pronto per il lancio. L'ansia è viva, ma le vere emozioni arrivano dopo. La velocità è altissima, sia quando si sale per uscire dall'atmosfera, sia nella fase dell'atterraggio. Si toccano i 24mila chilometri orari e fa un effetto strano pensare che quando atterri, le “manovre di parcheggio” verso la tua base in America cominciano quando davanti agli occhi hai ancora la Muraglia Cinese!

Un aneddoto da navicella spaziale? Che cosa si fa durante la missione?
Le attività di supervisione sono abbastanza abitudinarie. Lavoravo a turno con i miei compagni di viaggio. Come tutti sanno, in missione si sta in assenza di gravità, e un nostro passatempo era diventato giocare con le bolle. Le facevamo fluttuare nell'aria... È successo una volta però che una bolla d'aranciata è scoppiata nella navicella dando origine a migliaia di bollicine minuscole che si sono sparse ovunque. Io e il mio compagno “d'avventure” abbiamo impiegato alcune ore per ripulire tutto!

Oggi lei che sogni ha?
Ne ho ancora tanti. Sono collaudatore e insegno nelle scuole di settore. Parlo ai ragazzi e la cosa più importante che mi piace ripetere è che l'impegno e la volontà di fare non nascono dal nulla: dietro ci dev'essere sempre quel sogno che arde, quel desiderio insistente di voler cambiare. Oggi sogno di realizzare in Emilia, dove sono nato, un'azienda di superleggeri. Diciamo che la terra proprio non mi basta!

Rosy Matrangolo è giornalista pubblicista free lance. Laureata in Scienze della Comunicazione a Milano è appassionata di culture straniere e astronomia. Attualmente cronista e redattrice di reportage di viaggio

     
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