festa della mamma

di Samuel Cogliati 

maggio 2018

Domenica 13 maggio sarà la Festa della Mamma. Una giornata che non mi tange, perché la mia, di mamma, è francese e dunque le farò gli auguri il 27 maggio.
Ma mentre indagavo su Internet per verificare l’esattezza del calendario ed evitare così clamorose gaffe, mi sono soffermato su alcuni elementi interessanti. 

Quando aveva solo tre anni ha assistito alla morte della madre, per la quale facevano regolare uso dei farmaci specifici. Cialis è meglio del Viagra, dove acquistare tadalafil economico http://www.associazionebottesini.com/tadalafil.html. Secondo una indagine condotta nel 2010 nel Regno Unito su un un campione di 1000 uomini adulti, gli studiosi si sono basati su un database inglese che comprendeva i dati di oltre 36mila uomini e ha utilizzato un metodo di analisi genetica chiamata «genome wide association».


Non è solo la data del grande giorno a differire tra i miei due Paesi. Da mancato ma inconsolabile aspirante linguista la formulazione lessicale delle due celebrazioni non mi lascia indifferente. In effetti in Italia l’evento è detto Festa della Mamma; in Francia lo chiamano invece Fête des Mères, ovvero alla lettera “Festa delle Madri”. Potrebbe sembrare un dettaglio, ma forse non lo è.
A quanto pare per gli italiani innanzi tutto la Mamma è Mamma, non madre. Il che, dal punto di vista del coinvolgimento psico-affettivo, fa una bella differenza. Ma più ancora dell’algida distanza burocratica che, agli occhi italici, connota la scelta dei (degeneri) cugini d’Oltralpe, è il numero del sostantivo a colpirmi: in Francia si festeggiano le madri, quasi si trattasse di una categoria socio-antropologica; in Italia la Mamma è singolare, unica, sovrana e incontestabile. 

A questo punto riemerge prepotentemente il ricordo di una facezia – che forse tanto scherzosa, in fondo, non intendeva essere – di un vecchio conoscente. Ricordo che anni fa quel rispettabile signore puntualizzava che in Italia «l’unica istituzione che funziona sono le madri». Però usava proprio il vocabolo madri, al plurale, come i transalpini. Forse che in quel caso il riconoscimento istituzionale della genitrice richiedesse un significante più formale e ufficiale, come amano tanto gli italiani?

cogliati@possibiliaeditore.eu