(fotografia © Giorgio Fogliani)

Etna rosso in orizzontale:
le “contrade” di Cornelissen

di Giorgio Fogliani

Castiglione di Sicilia (CT) – aprile 2017

Frank Cornelissen, vignaiolo belga approdato sulla muntagna oltre un decennio fa, ha tracciato alcune linee guida per la rinascita vitivinicola etnea. Ha dalla sua parte un rigore nei processi di vinificazione che rende particolarmente interessante la cosiddetta orizzontale, l’assaggio cioè dei frutti di micro-terroir diversi a parità di annata.

Della vendemmia 2016 di Cornelissen saranno probabilmente commercializzate nove etichette “di contrada”, il nome etneo del concetto di cru. L’azienda sarebbe potenzialmente in grado di produrne sedici, ma il belga si riserva di valutare di anno in anno in base al rendimento dei singoli appezzamenti.

Crasà
La contrada Crasà (o Grasà, come è ufficialmente denominata) è situata a metà della strada che da Solicchiata scende verso l’abitato di Castiglione. Vigneto di 2 ha, più altri 2 in fase di impianto.
Veste e naso insolitamente concentrati per un vino di Cornelissen: marmellata di more, rosolio. Bocca potente, materica e densa, tannino robusto, calore. Ha una gustosa rusticità ma manca un po’ di leggiadria.
«Non sono ancora convinto d’imbottigliarlo – dichiara Cornelissen –. Se non acquisirà maggiore finezza, confluirà nel Contadino o nel Munjebel».

Feudo di Mezzo Sottana
La contrada Feudo di Mezzo (comune di Castiglione), per come individuata dal disciplinare, è molto vasta. Se ne possono individuare almeno due sottozone, una più a valle e una più a monte. La parte sottana si trova a circa 600 mslm, sulla strada che da Verzella porta a Randazzo (SP7ii e SP89).
Più discreto e più fine, non rinuncia tuttavia a un bel carattere terragno (carrubba). Trama assai più setosa rispetto a Crasà, con un finale tannico che ha la grana e il sapore del cacao in polvere. È uno dei vini più buoni dell’intera orizzontale.
«La contrada si trova quasi a fondovalle, per cui ci si potrebbe aspettare vini più densi, invece accade l’opposto! Anzi, la sfida di questo vigneto è proprio riuscire ad ottenere il giusto corpo. È un po’ il Volnay della vallata…».

Feudo di Mezzo – Porcarìa
Porcarìa è il nome che tradizionalmente si dà alla parte alta di quella che ufficialmente si chiama Feudo di Mezzo, e sorge naturale il sospetto che il legislatore si sia volentieri dimenticato di un nome non proprio altisonante. Si trova proprio sotto l’abitato di Passopisciaro, grosso modo tra la SS120 e la SP89. L’appezzamento di Cornelissen è molto vicino a quello da cui provengono i vini Feudo di Mezzo di Graci e Profumo di Vulcano di Graziani.
Liquirizia e una punta d’alcol. Maggiori densità e concentrazione del precedente, già evidenti nella veste cromatica, lo riavvicinano a Crasà, ma l’esuberanza e il calore sono qui più disciplinati. Chiusura leggermente pepata.
«È una zona difficile, che ha la tendenza a dare vini potenti, se non pesanti, bisogna prestarvi molta attenzione».

Monte Colla
Vigneto che nasce su un inserto di arenaria, la matrice del suolo nebroideo. Una sorta di “intruso” nel terroir vulcanico. È la più orientale delle contrade di Cornelissen e si trova a metà strada tra Castiglione e Linguaglossa.
Vino che si presenta in modo sùbito diverso: più floreale, grazioso, immediato. Più rotondo nell’ingresso in bocca, ha maggiore freschezza e una salinità diversa, più lieve, con meno presa. Anche il tannino è più sottile, persino carezzevole.

Chiusa Spagnolo – Zottorinotto
La contrada Zottorinotto, in comune di Castiglione, si trova sulla strada che collega i borghi di Solicchiata e Verzella. L’appezzamento di Cornelissen, Chiusa Spagnolo, si trova solamente a destra della strada, mentre la contrada si estende anche sulla sinistra, con caratteristiche, a dire del vignaiolo, assai diverse.
Profilo più cupo degli altri vini, maturo e leggermente selvaggio. Bocca più compatta dei precedenti, quasi pseudo-zuccherina. Elegante e assai presente il tannino.
«Chiusa Spagnolo è sempre l’ultimo tra tutti i cru ad aprirsi, il più introverso».

Campo Rè
Contrada situata in comune di Randazzo, poco prima dell’abitato per chi proviene da est.
Bel naso, frutto dolce e maturo, note balsamiche. La bocca sembra invece ancora incompiuta, con un pizzico di anidride carbonica residua (malolattica non ancora terminata). Vino di più semplice approccio, dalla materia più delicata.

Sciaranuova
Nel territorio comunale di Randazzo, Sciaranuova si trova a monte della SS120, poco prima di Passopisciaro, a 780 mslm.
Frutto meno evidente, che lascia spazio a note balsamiche e di erbe amare. Vino più fresco, con una materia più scorrevole e aerea, quasi diluita; tocco più lieve anche nel tannino.
«Il 2016 è il primo anno in cui gestisco questo vigneto, che è in una posizione bellissima. Ci sono ancora alcune cose da migliorare, come una potatura un po’ più stretta per avere una resa inferiore».

Vigne Alte
Assemblaggio delle contrade di Tartaraci (a 1.000 mslm nei pressi di Bronte, versante ovest), Pettinociarelle e Montedolce (ambedue in comune di Castiglione, a monte di Passopisciaro, rispettivamente a 890 e 870 mslm).
Naso fresco e pepato, più lontano dal frutto, balsamicità aerea ed elegante. La bocca è sulla stessa scia, vino meno materico e dalla mineralità più rocciosa.
«Vigne Alte è un vino difficile da realizzare al suo meglio tutti gli anni, in particolare perché nella zona di Tartaraci ottenere sempre una maturazione perfetta è tutt’altro che facile, come insegna il 2013».

Barbabecchi (Magma)
A monte di Passopisciaro, contrada Barbabecchi, coi suoi 910 mslm, è una delle più alte tra quelle coltivate da Cornelissen e dà il vino più ambizioso, oltre che più caro, dell’azienda.
Chi si fosse fatto un’idea generale che le contrade più basse diano vini più estratti e fruttati e quelle alte vini più aerei e balsamici verrà clamorosamente smentito da questo vino, che sembra sussumere le migliori caratteristiche di tutti i precedenti. Riunisce infatti il carattere nobile e quasi distaccato delle contrade più alte (Vigne Alte, Sciaranuova) con la maturità piena, scura e carnale delle vigne più basse. Florealità seducente, menta e carrubba; potenza, slancio e una mineralità autentica e lunghissima.
«I Grand cru sono tali perché si confermano ogni anno. Barbabecchi lo è in tutto e per tutto, come pure Chiusa Spagnolo e, almeno potenzialmente, Pontale Palino, che non avevo abbastanza uva per vinificare separatamente».


Altri vini

Munjebel rosso (assemblaggio di tutte le contrade)
Potente e concentrato. Meno sfaccettato, più terragno, acidità più evidente e una nota verde di vinacciolo. Cremosità e beva.

Cornelissen sta inoltre lavorando a una sorta di “perpetuo” (un esperimento già realizzato in passato), la cui base è costituita da 1.500 litri della vendemmia 2015 di contrada Piano dei Daini e da 2.500 litri di Munjebel 2016; vi saranno aggiunti 6.000 litri della vendemmia 2017 e il vino così assemblato uscirà nel 2020, salvo una parte che costituirà una sorta di riserva perpetua. L’assaggio delle annate 2015 e 2016 assemblate è curioso, ha toni terrosi e animali: ciò che si perde in finezza e definizione si recupera in rustica godibilità.

Quanto ai bianchi, se il belga non fa parte dei loro più convinti sostenitori, non sembra però neppure snobbarli del tutto. La sua interpretazione, anzi, è quantomai originale.

Munjebel bianco Vigne alte
(Grecanico 60%, carricante 40%), macerazione pre-fermentativa sulle bucce di circa 4 giorni, svinatura a inizio fermentazione.
Abbandonate le suggestioni orange, è un bianco apertamente e piacevolmente mediterraneo, molto profumato, con fiori, miele, uva passa e note che rimandano alla malvasia eoliana. Bocca rotonda e pseudo-zuccherina, vino di grande beva. 

fogliani@possibiliaeditore.eu