Tra successo di pubblico e “lotte di classe”

di Giorgio Fogliani

• Piacenza, novembre 2022 • 

L’undicesima edizione del Mercato dei vini dei Vignaioli indipendenti ha visto anche quest’anno il consueto bagno di folla: 24.000 ingressi in tre giorni, il 20% in più dell’edizione 2021. Erano 870 i produttori e le produttrici presenti, quasi due su tre dei 1.400 associati: «abbiamo voluto dare spazio a tutti gli associati interessati a partecipare», precisa Lorenzo Cesconi, presidente della FIVI (Federazione Italiana dei Vignaioli Indipendenti).

Benché relativamente giovane, la principale manifestazione della FIVI può contare in effetti su un importante zoccolo duro di affezionati, forse anche in virtù della sua natura ibrida: a differenza di altri appuntamenti enoici non è solo una fiera ma anche un mercato, e la possibilità di comprare i vini degustati sembra molto sfruttata dai partecipanti. Nella lunga coda per entrare al salone si progettano acquisti negli accenti più diversi – dal bergamasco al marchigiano – e per i corridoi di Piacenza Expo si vedono sfilare carrelli pieni di cartoni, ma anche confezioni da due o tre bottiglie, segno che gli approvvigionamenti non riguardano solo i ristoratori e gli enotecari, ma anche privati, in cerca dell’affare e sempre ansiosi di un contatto diretto con il produttore. Un vignaiolo alla sua prima partecipazione mi confessa imbarazzato, a metà del primo giorno di fiera, che ha quasi finito uno dei suoi tre vini: «mai avrei pensato di venderne così tanto!».

Ma la natura sui generis, al contempo individualista ed egualitaria, del Mercato si misura anche con altri dettagli: nessuna cifra stilistica comune (vini molto tecnici e altri scapigliati, aziende storiche e nomi nuovi); qualità molto eterogenea; banchetti tutti uguali per dimensioni e forma, disposti in ordine del tutto casuale, il che può risultare scomodo per il visitatore ma evita che regioni più alla moda si ritrovino assediate a fronte di altre più trascurate.

Ad accomunare questo chiassoso melting pot che va da Breganze a Salina un orgoglioso spirito identitario – «per noi Vignaioli il Mercato non è una semplice fiera: è la manifestazione tangibile della nostra identità associativa e un momento fondamentale di aggregazione e incontro», dichiara ancora il presidente – e il tentativo di costruirsi un ruolo politico-lobbystico: quest’anno al centro del dibattito dell’assemblea dei soci c’era l’annosa questione del peso della burocrazia. Dietro alle magliette con lo slogan goliardico “Burocrazia – Nuoce gravemente alla salute”, in cui il vignaiolo stilizzato simbolo della FIVI è schiacciato da un cumulo di carte, si nascondono proposte serie e concrete: che il SIAN (Sistema informativo agricolo nazionale1) diventi una sorta di “carta d’identità” del vignaiolo riconosciuta e valida per tutti gli enti certificatori e di controllo; che i controlli siano proporzionati alla produzione dell’azienda; che venga istituito al più presto un registro unico dei controlli ispettivi (RUCI).

(foto © Mauro Fermariello – Winestories.it)

Al di là degli slogan, infatti, non è la burocrazia in sé e per sé a pesare sui vignaioli – come sui cittadini in genere – ma la sua declinazione distorta, esacerbata, zelante, ripetitiva, in cui soggetti diversi controllano più volte le stesse cose senza trasmettersi le informazioni; la burocrazia agìta e percepita come una scure, anziché come ciò che dovrebbe essere: un servizio e una garanzia.

Si tratta di battaglie che FIVI conduce da tempo e che ne stanno di anno in anno determinando il successo, almeno quanto l’allegria un po’ guascona del suo Mercato. • 

fogliani@possibiliaeditore.eu

(1) Il SIAN è un portale creato dal Ministero delle Politiche agricole attraverso cui gli agricoltori possono interagire con le istituzioni, accedere a servizi, inserire dati, svolgere pratiche burocratiche.